Un team di atleti rifugiati, lontani
dalle rispettive patrie a causa della guerra o della fame, alle
Olimpiadi di Rio 2016. L'idea prende piede nel mondo dello sport
a cinque mesi dai giochi e il comitato organizzatore, per bocca
del presidente Carlos Nuzman si dice pronto a sostenerla.
L'ultima parola "spetta al Cio", evidenzia Nuzman rispondendo
a una domanda al riguardo durante una conferenza stampa tenuta a
Londra per illustrare i progressi dell'organizzazione in vista
dell'appuntamento di agosto. Ma il comitato "sostiene
l'iniziativa", assicura, rivelando che il Brasile e' gia' pronto
ad ammettere un atleta profugo che "ha superato le
qualificazioni nel judo". Quanto al progetto di una squadra vera
e propria di 'senza bandiera', il dirigente brasiliano fa sapere
che a quanto gli risulta il dossier e' all'esame del Comitato
olimpico internazionale. E che alla fine il piccolo team di
sportivi in fuga potrebbe contare "fino a 10 atleti".
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