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Da 'Pablito' Rossi a Maradona, calcio e scaramanzia

Da 'Pablito' Rossi a Maradona, calcio e scaramanzia

In un volume aneddoti e curiosità dal mondo del pallone

14 dicembre 2020, 17:31

Redazione ANSA

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Paolo Rossi e Diego Maradona - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Rossi e Diego Maradona - RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo Rossi e Diego Maradona - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il centravanti Paolo Rossi, il Pablito nazionale, era superstizioso, ma con lui anche tutta la sua squadra, quando militava nel Vicenza, molto prima dell’esplosione Mundial del 1982. Anche Diego Armando Maradona lo era, complice la sua città d'adozione, Napoli.
Ai tempi del 'Lanerossi' Vicenza tutti i giocatori biancorossi entravano in campo con un sacchetto di sale nascosto nei pantaloncini. Pablito, il più scaramantico di tutti, ne portava anche uno di riserva in panchina, tanto era convinto del potere di quel gesto. E' uno dei tanti aneddoti, tra storia e leggenda, raccolti dal giornalista Euro Grilli nel libro 'Calcio e scaramanzia'. 

Durante i mondiali in Spagna nel 1982 il terzino della Juventus Caudio Gentile si fece crescere i baffi per poi tagliarseli. Il centrocampista Marco Tardelli si nascose un santino nei parastinchi e segnò il gol della sicurezza (3-1) nella finalissima contro la Germania. Prima di entrare in campo gli Azzurri erano soliti mettersi in circolo e intonare il solito ritornello. Bruno Conti si inginocchiava in mezzo allo spogliatoio e urlava: “Chi si estranea dalla lotta” ed il coro dei compagni rispondeva: “E’ un gran figlio di m...”. Il giorno della finale, però, il protagonista venne cambiato: il portiere e capitano Dino Zoff si inginocchiò al posto di Conti e l’Italia vinse la Coppa del Mondo.

I campioni del mondo dell' '82 sono protagonisti di alcuni dei racconti più divertenti ,a nel libro c'è spazio anche per Diego Armando Maradona, nel club dei superstiziosi da calciatore e poi da allenatore. Si raccontano mille storie, mille curiosità, mille aneddoti, ma molti sono frutto della fantasia popolare napoletana. L’immagine più famosa è forse quella di quando, da calciatore, prima della partita. baciava in fronte il massaggiatore Carmando. Poi la sua mania di giocare con gli scarpini slacciati. E poi le immagini sacre presenti sulle scalette dello stadio San Paolo di Napoli, nel tratto che accompagna i calciatori dagli spogliatoi al campo di gioco, che Diego era solito toccare con la mano. Le immagini furono rimosse e poi rimesse su sollecitazione dei tifosi. Da allenatore El Pibe de Oro, durante i Mondiali del 2010, dopo la prima vittoria della sua Argentina, entrava in campo e faceva un saltello, poi ad ogni partita si faceva fare una foto nel campo da gioco con un delegato della nazionale Argentina, poi l’intervista con la tv argentina, sempre con gli stessi due giornalisti: Fernando Niembro e Sebastian Vignolo. Dopo qualche minuto telefonava alle figlie Dalma e Giannina. Prima di ogni partita voleva una copia della prima pagina del quotidiano che ventiquattro anni prima riportava la seconda vittoria conseguita della nazionale argentina. Non è finita. Maradona tornava dalle parti dei tifosi dell’Argentina e lanciava baci verso gli spalti in un punto preciso e verso un tifoso scelto da Fernando Molina, capo dell’ufficio stampa della nazionale argentina. Allora i tifosi dell’Argentina cominciavano con i cori, e tra questi non mancava mai un “chi non salta inglese è”, vista la storica rivalità politica con la Gran Bretagna. Una cosa che forse non tutti sanno è, infine, che Maradona portava con sé in panchina il rosario. Era scaramantico sì, ma un uomo di fede.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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