Settanta anni, ma non li dimostra. Nel bel mezzo di una finale tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers, che sembra pendere sempre di più verso Stephen Curry, piuttosto che verso LeBron James, la Nba taglia un altro anniversario.
Il 6 giugno 1946 a New York nacque la National Basketball Association, nota come NBA, la principale lega professionistica di pallacanestro degli Usa. In realtà allora non si chiamava ancora così: fu battezzata Basketball Association of America (BAA), ma tre anni dopo adottò la nuova denominazione, con la fusione con la lega rivale National Basketball League, che da allora non è più cambiata.
Negli anni della segregazione razziale e della Guerra in Vietnam la NBA si pose all'avanguardia del cambiamento, facendo esordire già nel 1950 i primi giocatori afroamericani (Chuck Cooper, Nat "Sweetwater" Clifton ed Earl Lloyd).
La prima 'dinasty' a livello di team fu quella negli anni Cinquanta dei Minneapolis Lakers con 5 anelli, ma il primo vero campione fu Bill Russell, che fece grande i Boston Celtics trascinandoli a 11 titoli in 13 stagioni. Con l'arrivo di Wilt Chamberlain ai Philadelphia Warriors nacque una delle più grandi rivalità nella storia dello sport americano e mondiale. Chamberlain dominò tutto il decennio successivo, segnando il record di punti in una sola partita (100 nel 1962) e di rimbalzi (55).
Almeno fino a quando nel 1967 ad affacciarsi nel firmamento NBA fu Kareem Abdul-Jabbar (ex Lew Alcindor), che insieme a Oscar Robertson guidò i Milwaukee Bucks al titolo nel suo secondo anno nella lega, e che più tardi giocò con i Los Angeles Lakers vincendo altri cinque titoli.
Intanto nell'ABA, la nuova lega professionistica, poi assorbita definitivamente nel 1976 esplose Julius Irving, meglio noto come 'Doctor J' ai Philadephia 76ers, il primo giocatore spettacolare. La nuova regola dei tre punti mutuata nel 1979 dall'ABA esaltò lo show business e creò i nuovi idoli: Larry Bird e Magic Johnson. Il primo guidò i Boston Celtics a tre titoli, l'altro i Los Angeles Lakers a cinque titoli.
Ma negli anni Novanta arrivò il ciclone Michael Jordan che rivoluzionò la NBA con i Chicago Bulls (sei anelli e cinque volte mvp). Poi arrivarono gli 'stranieri' (da Olajuwon a Nowitzki, da Pau Gasol a Yao Ming), segno della globalizzazione.
Nel Duemila fu Kobe Bryant (5 titoli ai Lakers), ritiratosi da poco, l'erede di Jordan. Fino ad arrivare alla cronaca, a James e Curry. Per un finale ancora tutto da scrivere.
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