Non è mai diventato il re di Roma, ma Luis Enrique si presenta nella Capitale comunque da vincitore della Champions e di un triplete ottenuto lo scorso anno con il suo Barcellona. Ma, alla vigilia della sfida dell'Olimpico contro i giallorossi, match di esordio nella nuova edizione della Champions, non vuole rivincite. E, a chi gli ricorda la sua esperienza romana conclusa con le dimissioni rassegnate nel 2012, risponde con signorilità. "Non imputo colpe a nessuno - spiega il tecnico spagnolo -, fu una mia decisione dimettermi, non ricordo bene nemmeno i dettagli perché la vita va avanti. Mantengo un ricordo di un'esperienza molto positiva. Sono felicissimo di tornare qui, mi sento qualche anno in più ma è il normale processo di crescita di un allenatore. Fu un campionato difficile ma il mio ricordo è positivo. Il club mi trattò meravigliosamente". Come ammette lui stesso, però, del suo passaggio a Roma è rimasto poco.
"Sono rimasti solo quattro giocatori che erano con me, è passato molto tempo - dice in italiano -. Questa è la squadra di Garcia". Sicuramente non sarà la squadra battuta agilmente in estate nel Trofeo Gamber. "Mi aspetto una Roma più simile a quella vista nel match con la Juve in cui è stata decisamente superiore ai campioni d'Italia - avverte -. Una Roma che pressa, tiene palla e crea occasioni da gol. Domani è una partita importante, torniamo a giocare la Champions e dobbiamo iniziare nel migliore dei modi". Tentando l'impresa di vincere due volte consecutive questa competizione. "Non è una pressione aggiuntiva ma uno stimolo meraviglioso all'altezza di questo club e dei sui giocatori - assicura -. Conosciamo le difficoltà che avremo: nessuna squadra è mai riuscita a farlo, ma non è una pressione".
"E' chiaro che un club come il Barcellona ha sempre l'ambizione di vincere tutto, nessuno è riuscito in questa impresa: è una motivazione, ma non un'ossessione", aggiunge il terzino Jordi Alba. I catalani restano comunque i favoriti per la vittoria finale. "Si parte da favoriti ma quando la palla inizia a rotolare non ce ne sono più - spiega Luis Enrique -, bisogna dimostrare di esserlo. Noi siamo i campioni in carica, però, e dovremo essere la squadra da battere". E quando hai a disposizione un campione come Leo Messi, l'obiettivo non è poi così irraggiungibile. "E' il giocatore più forte? Non soltanto è il giocatore più forte del mondo ma della storia", sottolinea l'allenatore. E l'attaccante argentino toccherà le 100 presenze in Champions proprio in uno stadio in cui, sei anni fa, segnò la rete decisiva per la vittoria della Coppa contro il Manchester United. "Qui ha segnato un gol importantissimo di testa, che è valso la coppa - ricorda anche Alba - ma lui ha segnato tanti gol decisivi in carriera e speriamo ce ne possano essere altri. E' un giocatore importante e speriamo che domani segni la rete decisiva per i tre punti". Anche perché non crede che la Roma risentirà psicologicamente del 7-1 subito lo scorso anno contro un altro top club come il Bayern Monaco: "Anche il Barcellona ha subito sconfitte dolorose, fa parte del calcio, ma il passato è il passato".
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