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Trap Lippi Conte, scuola Juve al timone azzurro

Trap Lippi Conte, scuola Juve al timone azzurro

Ma carattere e idee ct possono dividere come ai tempi di Sacchi

ROMA, 16 agosto 2014, 14:36

Giorgio Svalduz

ANSACheck

Antonio Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA
Antonio Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

La scuola Juve si addice ai tecnici azzurri. Tocchera' infatti ad Antonio Conte l'arduo compito di rifondare la nazionale uscita a pezzi dal Brasile in una striscia che, a parte l''intruso' Donadoni , comprende dal 1998 Zoff, Trapattoni, Lippi e Prandelli. Una scelta importante quella del neo presidente della Figc Tavecchio, che ha voluto chiamare il tecnico dei record dopo il divorzio con la Juve di un mese fa. Ma anche una scelta radicale perche' Conte non e' tipo da compromessi e anche nei rapporti coi club vorra' fissare paletti che gli permettano di avere carta bianca senza intrusioni.

Una decisione che tiene conto degli allori conquistati da un tecnico appetito dai club, come e' stato per Sacchi e Lippi. Perche' in passato gli allenatori sono stati scelti tra quelli legati alla federazione e solo dopo l'orizzonte si e' allargato, in linea con la necessita' di avere un ct comunicatore appetito dagli sponsor.

In origine a guidare la nazionale (che nasce nel 1910) c'e' una commissione tecnica che resiste fino agli anni '60. Il primo ct e' Vittorio Pozzo, a partire dal 1924 e poi dal 1929 al 1948 con due titoli mondiali e uno olimpico: studioso del calcio e innovatore, alpino e monarchico, con un record ineguagliato e poi finito nel dimenticatoio. Le scintille cominciano nel 1962, dopo il pasticcio cileno viene scelto Mondino Fabbri che vuole creare una squadra indipendente dalla Grande Inter, lascia fuori Picchi e Corso, il fine corsa e' la vergogna coreana del 1966 in un mare di polemiche.

La Figc opta allora per la scuola dei tecnici cresciuti a Coverciano: il placido Valcareggi vince l'europeo, in Messico vive la magia di Italia-Germania 4-3, poi scivola sulla staffetta Mazzola-Rivera, si porta i suoi veterani fino al 1974 dove la nazionale frana e subisce anche l'insulto di Chinaglia in mondovisione. Ultima commissione per ricostruire, con Bernardini che rinnova e lascia a Bearzot, friulano colto, riservato e irascibile ma amante del bel calcio: nel 1978 l'Italia incanta con l'ossatura Juve, poi vince nel 1982 piu' forte delle polemiche per l'esclusione di Beccalossi e Pruzzo, delle accuse di combine col Camerun, coi gol di Pablito e l'urlo di Tardelli, le parate di Zoff al cospetto di un Pertini festante. Ma anche il 'vecio' si affeziona ai suoi eroi e nel 1986 c'e' il capolinea. Tocca ai giovani di Azelio Vicini, la nouvelle vague che fa innamorare l'Italia con l'U.21 e agli europei 1988. Le notti magiche di Italia '90 mettono i brividi ma nella sua Napoli l'Argentina di Maradona passa ai rigori ed e' terzo posto.

Dopo il ko sfortunato nelle qualificazioni 1992 Matarrese apre al mercato: parte la rivoluzione culturale di Arrigo Sacchi. Stage che fanno irritare i club, tourbillon di scelte ma gli azzurri perdono solo ai rigori il mondiale 1994, poi Sacchi esce agli europei 1996 e torna al Milan. Palla a Cesarone Maldini, ultimo baluardo della 'cantera' di Coverciano col pedigree di tre titoli U.21, il dualismo Baggio-Del Piero e la decorosa uscita ai rigori con la Francia ai mondiali 1998.

Ancora meglio va Dino Zoff che puo' contare sull'estro (e i cucchiai) di Totti. Brividi ai rigori con l'Olanda, poi ko finale al golden gol con la Francia e dimissioni dopo le critiche del Premier Berlusconi.

Un quadriennio di panchina per uno dei padri della patria calcistica, l'effervescente Trapattoni. Ma in azzurro non sfonda: cozza in Corea contro le nefandezze di Moreno, poi l'Italia evapora agli europei 2004. E' tempo di un altro juventino nato per vincere, Marcello Lippi che crea un gruppo corazzato agli spifferi di calciopoli fino al trionfo ai rigori di Berlino 2006. Poi e' solo piccolo cabotaggio: Donadoni esce ai rigori con la Spagna ai quarti 2008. Il ritorno di Lippi e' deludente: duri ko in Confederations e poi in Sudafrica.

L'ultima stazione e' per Cesare Prandelli. C'e' un clima positivo col richiamo degli epurati Cassano e Balotelli che porta fino alla finale degli europei poi malamente persa con la Spagna. Ma in Brasile i conflitti esplodono e si dimettono presidente e ct. Ora tocca a Conte, la migliore e piu' moderna soluzione possibile insieme a Mancini. Ma ci vorra' la bacchetta magica per trovare una rosa di giocatori in grado di far risalire la china a una nazionale poco competitiva.

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