"Credo che ci siano dei documenti sulle scrivanie del governo che mostrano non i 9.000 morti ufficiali ma qualcosa come 25.000: il governo queste cifre le ha ma sono classificate, contrassegnate 'per uso interno'". L'accusa viene da un demografo che ha reso la sua testimonianza, in maniera anonima, alla testata indipendente Meduza. Che ha compiuto un viaggio in giro per la Russia per capire come stia andando davvero la lotta al coronavirus. In breve: a Mosca la situazione è davvero sotto controllo, nel resto del Paese meno. Anzi, protetti da cifre rassicuranti potrebbero nascondersi veri e propri focolai. Le autorità di una manciata di regioni come Yakutia, Mari El e Novosibirsk hanno ufficialmente ridotto i test per il coronavirus nelle ultime settimane. Le fonti di Meduza nelle regioni di Saratov, Kaluga e Smolensk dicono che a volte è diventato impossibile ottenere tamponi per il COVID-19. Non solo. Altrove gli operatori sanitari avrebbero accettato di effettuare i tamponi dopo otto giorni di sintomi, così da ridurre le probabilità di un risultato positivo. Tutto per ottenere numeri più 'potabili' in vista del referendum sulla riforma costituzionale. Tatyana Mikhailova, economista e analista dei dati, ha detto che molte regioni in tutta la Russia hanno segnalato "una strana stabilità" nei nuovi casi segnale che, dice, i numeri sono manipolati (le cifre epidemiologiche genuine vanno a zig zag quando vengono modellate mentre le statistiche russe si sarebbero recentemente appiattite). Insomma, il calo costante dei nuovi contagi, per diversi giorni di fila stabilmente sotto le 7mila unità, potrebbe nascondere una realtà molto più amara.
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