Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Venezia, Spotlight, un Watergate su preti pedofili

Venezia, Spotlight, un Watergate su preti pedofili

Applausi per film inchiesta su scandalo chiesa Boston

VENEZIA, 05 settembre 2015, 15:54

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Mark Ruffalo e la moglie Sunrise Coigney - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mark Ruffalo e la moglie Sunrise Coigney - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mark Ruffalo e la moglie Sunrise Coigney - RIPRODUZIONE RISERVATA

Seicento articoli, 1000 casi di bambini vittime di abusi sessuali e psicologici, 70 preti pedofili, una storia che comincia decenni prima e che viene fuori solo nel 2002 con uno scandalo mondiale dovuto alla super inchiesta del Boston Globe. Il pool di giornalisti investigatori, che lavorano insieme in una newsroom intitolata Spotlight, tenaci, senza fretta, testardi, a schiena dritta, coraggiosi, vince il Pulitzer. Più o meno un caso Watergate sulla omertosa chiesa americana in fatto di pedofilia. E esattamente come fu per l'inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post, la bella lezione di giornalismo come si deve arriva al cinema.

E' passato oggi, tra i film più attesi, nel Fuori concorso di Venezia 72 Spotlight di Tom MacCarthy, accolto con successo (poi andrà in prima americana a Toronto). Un film, con un gran cast in cui spiccano Michael Keaton, Mark Ruffalo e Stanley Tucci, in uscita per Bim nel primo trimestre 2016, che ricorda anche nei ritmi e nel modo di girare Tutti gli uomini del presidente con Hoffman e Redford e va ad aggiornare di diritto la lista di film belli e credibili sul giornalismo d'inchiesta. I colleghi del pool di Spotlight, cani sciolti del Boston Globe, lavorano senza orari e senza l'incubo del pezzo del giorno dopo, martellano le fonti, consultano i documenti in biblioteca, bussano alle porte di probabili testimoni in un giogo concentrico che vuole, da un singolo caso di denuncia di molestie, capire se c'è un sistema più grande, un coinvolgimento di istituzioni e gerarchie, un'omertà colpevole. E scoprono tassello dopo tassello nel corso di mesi tutto questo e oltre, compresi documenti pubblici secretati contro le leggi, accordi sottobanco con l'arcidiocesi di Boston e soprattutto, cosa che ha creato scandalo mondiale, la copertura colpevole del cardinale di Boston, Bernard Law, che sapeva da sempre e comprava i silenzi semplicemente spostando i preti pedofili da una parrocchia all'altra o mettendoli temporaneamente in malattia.

Ritmo incalzante e una sceneggiatura che fa centro riuscendo a non perdersi dietro il filo delle tante singole storie. Michael Keaton è il caporedattore di Spotlight, Stanley Tucci l'avvocato armeno che difende le vittime ma non vuole finire in prima pagina, Rachel McAdams una giornalista appassionata e compassionevole che riesce ad entrare empaticamente in contatto con chi vorrebbe dimenticare il passato di molestie, mentre Mark Ruffalo è il cronista mastino che non si ferma davanti a nessun no. Liev Schreiber interpreta il neodirettore del giornale: è ebreo, viene da Miami, di Boston ha solo la mappa per orientarsi e alla prima riunione spiega cosa vuole dai suoi: rendere il giornale indispensabile ai lettori con inchieste e approfondimenti. Era il 2002, Internet c'era e aveva già capito tutto. Spotlight farà discutere anche in Italia, tira in ballo il Vaticano. Nell'ultima scena del film si ricorda come l'arcivescovo Bernard Law travolto dallo scandalo di Boston sia stato trasferito dal Vaticano a Roma, arciprete emerito della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Tra guerra e violenza l'infanzia negata 

Da preti pedofili Spotlight a bimbi soldato Beasts of no nation

degli inviati Alessandra Magliaro e Francesco Gallo

Abusati dalla guerra e dal clero pedofilo, cresciuti con il fucile in mano, costretti e addestrati alla violenza: sono i bambini privati dell'infanzia che oggi alla Mostra del cinema di Venezia trovano ribalta mentre la foto di Aylan, il piccolo siriano che fuggiva da Kobane ritrovato morto sulla spiaggia turca di Bodrum, diventa il simbolo del naufragio dell'umanità. Il tema forte del secondo giorno del festival s'incrocia con l'immagine shock che le nostre coscienze non avrebbero voluto vedere. Il cinema che si fa mediatore della realtà in un'edizione fortemente agganciata proprio al contemporaneo racconta altre simili storie di infanzia perduta. E' un cinema che al pari non abbassa lo sguardo. Sono i bambini soldato educati alla violenza e all'omicidio, in un luogo non precisato dell'Africa, di Beasts of No nation di Cary Fukunaga, film in concorso alla Mostra, sono gli adolescenti barricaderi di Winter on fire di Evgeny Efineevsky, come il 12enne che si difende con la fionda a Piazza Maidan a Kiev in quella che doveva essere una mobilitazione pacifica contro l'ex presidente Yanukovich filorusso, e sono gli ex bambini, sopravvissuti che tentano invano di rimuovere gli abusi psicologici e sessuali dei sacerdoti cui con fiducia si erano affidati in Spotlight, il film di Tom McCarthy sull'indagine del quotidiano The Boston Globe che fece scoppiare nel mondo lo scandalo dei preti pedofili americani nel 2002. "Se dovessi descrivere cosa ho visto o quello che ho fatto pensereste che sono una bestia, ma io ho avuto una madre, un fratello e una sorella che mi hanno amato" dice Agu (Abraham Atta), ragazzino gettato nella guerra tribale in Africa che lo inizia con l'uccisione di un uomo (proprio come si vede nei filmati dell'Isis). E' la fine del film del regista americano Fukunaga (padre giapponese e madre svedese) della prima stagione cult di True Detective. Distrutta la famiglia dall'esercito regolare che li confonde con i ribelli, Agu viene poi catturato dagli stessi ribelli della NDF e salvato da sicura morte dal carismatico e tribale comandante generale, interpretato da uno straordinario Idris Elba. Sono tante le prove che dovrà affrontare perché sia promosso allo status di bambino soldato: subire percosse, pensare di essere fucilato e anche temere di essere seppellito vivo. Ma la prova più difficile sarà quella barbarica dell'uccisione di un uomo compiuta con un machete. Sullo sfondo un'Africa, volutamente non identificata, piena di riti, sangue e con un comandante generale che ricorda un illetterato, ma non meno fascinoso, colonnello Walter E. Kurtz di Apocalypse Now. "E' accaduto in Irlanda, in America e in tanti altri paesi, è ora che la Chiesa agisca davvero. Spero che questo film su un crimine diabolico come quello della pedofilia ecclesiastica, un doppio tradimento, un abuso fisico e una violenza spirituale dalla quale non ci si riprende facilmente, possa cambiare le cose ma confesso di essere pessimista", ha ammesso Tom McCarthy, regista e sceneggiatore di Spotlight, un Watergate cattolico. "Papa Francesco è straordinario, ma le parole sono una cosa, l'azione è un'altra e tutto è ancora da vedere", ha aggiunto, mentre uno dei suoi protagonisti, Mark Ruffalo, ha auspicato che il Pontefice lo veda "e lo utilizzi come occasione per raddrizzare i suoi torti. Spotlight va visto come traino per curare le ferite che la Chiesa stessa ha subito per colpa di chi non si è comportato correttamente e per chi ha chiuso gli occhi". Nel film i bambini non si vedono mai, perché si racconta la clamorosa indagine giornalistica del Globe, 600 articoli, 70 preti scovati tra scatoloni di denunce occultate in una catena omertosa incredibile, la storia del pool che realizzò l'inchiesta nel 2002. Ma attraverso quelle piste emergono mano mano i racconti di chi decide di non rimuovere il passato e confidare ai giornalisti come cominciarono quelle violenze: oltre 1000 bambini e bambine senza più diritto d'infanzia.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza