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Papa: Parolin, viaggio Terrasanta anche "politico"

Papa: Parolin, viaggio Terrasanta anche "politico"

Vuol spingere a prendere decisioni coraggiose su via della pace

CITTA' DEL VATICANO, 23 maggio 2014, 21:37

Redazione ANSA

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Il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa ha anche una finalità "politica": muove dal desiderio "di ripercorrere i luoghi dove Gesù è vissuto", ma uno dei frutti più concreti che si attendono dal viaggio è che sia di aiuto a "tutti i responsabili" e a tutte "le persone di buona volontà" nel prendere "decisioni coraggiose sulla via della pace" in tutto il Medio Oriente. Lo afferma il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nell'intervista rilasciata al Centro Televisivo Vaticano, alla vigilia del viaggio in Terra Santa con il Pontefice.
    Nell'intervista al Ctv, rilanciata da Radio Vaticana e dall' Osservatore Romano, il segretario di Stato rileva gli aspetti più significativi del viaggio dal punto di vista sia religioso, sia ecumenico, sia della "politica della Santa Sede". "Credo che Papa Francesco - esordisce - si appresti a visitare la Terra Santa con quella intensità di sentimenti che è di ogni cristiano che si reca in pellegrinaggio nella terra di Gesù". Sentimenti di grande emozione e di gioia, che rispondono al suo "desiderio di ripercorrere i luoghi dove Gesù è vissuto, dove Gesù ha patito, è morto ed è risorto".
    Dalla visita si attendono "frutti soprattutto di grazia che maturano nel cuore di ogni uomo". Frutti dunque di preghiera "che poi - osserva Parolin - devono anche trasformarsi in testimonianza". E considerando che il Papa si reca in una terra particolarmente travagliata, il cardinale auspica che proprio da questa testimonianza scaturisca l'aiuto di cui hanno bisogno tutti i responsabili e tutte le persone di buona volontà per promuovere la pace nella regione.
    A una domanda sulla posizione della Santa Sede in merito al dialogo israelo-palestinese il porporato fa quindi notare che i predecessori di Francesco "in occasione dei loro viaggi in Terra Santa e in moltissime altre occasioni" hanno espresso "la posizione che la Santa Sede ha assunto" nei riguardi della questione. Dunque anche il Pontefice farà riferimento a tale posizione, riassumibile praticamente in tre punti che il segretario di Stato spiega così: "Da una parte il diritto di Israele di esistere e di godere di pace e di sicurezza dentro dei confini internazionalmente riconosciuti; poi il diritto del popolo palestinese di avere una patria sovrana e indipendente, il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di vivere in dignità; e poi il riconoscimento del carattere sacro e universale della città di Gerusalemme e della sua eredità culturale e religiosa, quindi come luogo di pellegrinaggio dei fedeli delle tre religioni monoteiste".
    Il card. Parolin esprime poi l'auspicio che l'incontro tra papa Francesco e il patriarca Bartolomeo, a cinquant'anni dallo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, ravvivi "l'entusiasmo per il cammino ecumenico". A proposito infine dei cristiani che vivono tra Giordania, Palestina e Israele, spesso in condizioni difficili, il segretario di Stato sottolinea che essi "sono pietre vive" e che "senza la loro presenza la Terra Santa e gli stessi luoghi santi rischiano di trasformarsi in musei". Invece il loro desiderio più vivo è quello di assumere "nei Paesi in cui vivono, un ruolo fondamentale: vogliono mettersi sinceramente a disposizione dei loro concittadini per costruire insieme una patria libera, giusta e democratica".
   
   

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