C'è uno storico cammino
di dialogo tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico, non
sempre facile. E ancora più complicato è stato in questi mesi di
guerra. "Nel dialogo, la Chiesa s'impegna ad ascoltare
attentamente e ad apprendere, ma è anche intimamente legata alla
terra che gli ebrei chiamano 'Terra d'Israele'. In essa,
venerata anche da cristiani e musulmani, c'è un popolo privato
dei propri diritti, quello palestinese". Lo sottolinea padre
David Neuhaus in un saggio sul nuovo numero di Civiltà
Cattolica, la rivista dei Gesuiti, che ripercorre tutti gli
episodi di incomprensione degli ultimi mesi tra la Chiesa
cattolica e le autorità israeliane unitamente al mondo ebraico.
"Il Papa - ricorda La Civiltà Cattolica - infatti ha
continuato a preoccuparsi sia delle vittime israeliane, compresi
gli ostaggi presi dai militanti di Hamas, sia delle vittime
palestinesi provocate dai bombardamenti israeliani e
dall'invasione della Striscia di Gaza. Questa insistenza del
Pontefice su entrambi i punti ha provocato un contrasto tra lui
e le autorità israeliane, che si è accentuato e si è esteso a
molti ebrei in tutto il mondo". Questo accade - argomenta p.
Neuhaus - perché "molti ebrei impegnati nel dialogo con la
Chiesa insistono sul fatto che la loro fedeltà allo Stato di
Israele è parte integrante della loro identità di ebrei". Ma per
la rivista dei gesuiti il Vaticano non può che praticare la via
della "equivicinanza", come la definiscono i media vaticani,
perché in quella terra vivono due popoli: "Quella terra è anche
la casa dei palestinesi. La massiccia migrazione ebraica in
Palestina iniziò a ondate alla fine del XIX secolo. La maggior
parte degli ebrei che arrivarono fuggivano dall'antisemitismo
europeo. Nel 1917, quando gli inglesi promisero agli ebrei una
patria in Palestina, essi costituivano il 10% della popolazione.
Quando nel 1947 l'Onu decise di dividere il territorio in due
Stati - uno per gli ebrei e uno per gli arabi -, gli ebrei
rappresentavano meno del 35% della popolazione. Oggi - ricorda
il gesuita - in Israele/Palestina ci sono sette milioni di ebrei
israeliani e sette milioni di arabi palestinesi".
Civiltà Cattolica ricorda allora la Lettera del Papa agli
ebrei del 2 febbraio di quest'anno, che "indicava 'l'orizzonte'
che ebrei e cattolici condividono, quello dischiuso per
l'appunto dalla coltivazione di un intimo dialogo di amicizia
dopo secoli di allontanamento e di rifiuto". Allora una domanda
che è anche una proposta: "Non potrebbero a loro volta
israeliani e palestinesi sperare in un orizzonte simile, nella
fine delle ostilità e nella costruzione di un futuro condiviso
in una terra chiamata a essere santa, in Israele-Palestina?".
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