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La parola della settimana è crisi

La parola della settimana è crisi

Quando un termine occupa le prime pagine dei giornali oppure lo troviamo particolarmente ostico, o semplicemente ci piace rifletterci un po' sopra

10 agosto 2019, 20:02

Redazione ANSA

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Matteo Salvini in aula al Senato il giorno della decisione sulla Tav - RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Salvini in aula al Senato il giorno della decisione sulla Tav - RIPRODUZIONE RISERVATA
Matteo Salvini in aula al Senato il giorno della decisione sulla Tav - RIPRODUZIONE RISERVATA

Crisi. Crisi di governo, crisi della politica, crisi economica, crisi ambientale, crisi come frattura, oppure cambiamento. Ma anche crisi come opportunità. La crisi è comunque uno spartiacque: c'è un prima e un dopo.

L'origine del termine è greca, e questo non è un dettaglio per appassionati di etimologia. Il verbo krìno significa infatti  separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare e dunque scegliere. E lìorigine greca della parola ha segnato la cultura occidentale (quindi la cultura europea) facendo della sua storia un andamento ritmato e scandito dalle crisi, cioè dalle scelte e dunque dai cambiamenti.  Ecco perché oggi, recuperando quel significato e non di rado citando Einstein ('la crisi è una benedizione perché porta progressi e spinge all'inventiva, alle scoperte e alle grandi strategie') si mette l'accento sulla risonanza positiva della parola, intesa come opportunità. 

 La parola ha finito per riecheggiare  quasi quotidianamente nelle cronache giornalistiche, soprattutto per spiegare momenti delicati di passaggio politico e/o cambiamenti economici, in particolare dopo la crisi finanziaria del 2008. Ma gli italiani, che hanno visto nascere 65 governi dalla proclamazione della Repubblica (quindi in 73 anni), si sono abituati col proverbiale disincanto alle cosiddette 'crisi' politiche e c'era già chi, nel 1933 (quindi in pieno fascismo) cantava 'Ma cos'è questa crisi?'.   

 Aspetto politico ed economico restano tuttavia pericolosamente intrecciati anche in questo momento:  come reagiranno i mercati? E' la prima domanda che ci si pone subito dopo fratture politiche, come quella che si è consumata giovedì tra il leader della Lega Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte.

Una rottura che ha fatto sobbalzare la borsa, con Piazza Affari che, all'indomani dello scontro all'interno del governo, ha aperto in forte calo indossando per tutta la giornata la maglia nera in Europa. Sorte simile per lo spread (che dopo aver toccato i 240 punti, ha archiviato la seduta a 238) a causa dello spettro delle elezioni anticipate in Italia. Nel giro di 24 ore ha avanzato la drammatizzazione della crisi: tra dichiarazioni e accuse tutti ne parlano. Salvini 'ha accelerato la crisi perché ha paura di fare la manovra', ha detto il segretario dem Nicola Zingaretti. 'L'Italia nell'incertezza dopo una crisi di governo a sorpresa', ha scritto il quotidiano Le Monde.

    Ma la crisi degli esecutivi  e quella economica non non sono le uniche ad aver conquistato le pri pagine dei giornali. Mai come in questi ultimi mesi si è parlato di crisi climatica: con la siccità e gli eventi atmosferici estremi, danneggia la produzione agricola dei Paesi più poveri, affamando le popolazioni e costringendole a migrare. Dopo l'appello ad alzare la guardia contro la crisi climatica, lanciato da Greta Thunberg e ripreso dalle associazioni ambientaliste che si sono date appuntamento a Dortmund e a Losanna, il comitato scientifico dell'Onu sul clima, l'Ipcc, ha scritto nel suo rapporto su "Cambiamento climatico e territorio" che il riscaldamento globale causato dall'uomo farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, pregiudicando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, con guerre e migrazioni.

  Forse aveva ragione Massimo Cacciari quando, nel 1976, nel libro che lo fece conoscere ad un pubblico più vasto di quello degli studi accademici e che si intitolava appunto Krisis, parlava della crisi non come di un turbamento temporaneo ma come si un elemento strutturale all'Europa stessa, spazio eterno di ogni 'decisione'. 

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