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Cdm vara missione italiana in Libia: navi, aerei, 700 militari

Cdm vara missione italiana in Libia: navi, aerei, 700 militari

Rimodulata 'Mare sicuro', provvedimento martedì in Parlamento

29 luglio 2017, 12:03

Redazione ANSA

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Paolo Gentiloni incontra Fayez al-Sarraj, 26 luglio 2017 © ANSA/EPA

Paolo Gentiloni incontra Fayez al-Sarraj, 26 luglio 2017 © ANSA/EPA
Paolo Gentiloni incontra Fayez al-Sarraj, 26 luglio 2017 © ANSA/EPA

Via libera alla delibera sulla missione di supporto alla guardia costiera libica. E' quanto si apprende da fonti di governo.

"Quello che abbiamo approvato è né più né meno quanto richiesta dal governo" libico. Così il premier Paolo Gentiloni in una dichiarazione al termine del Cdm. La missione italiana, ha aggiunto, va considerata come un "passo in avanti nel contributo italiano alla capacità delle autorità libiche di condurre la loro iniziativa contro gli scafisti e di rafforzare la loro capacità di controllo delle frontiere e del territorio nazionale. È un pezzo di percorso della stabilizzazione della Libia a cui l'Italia sente il dovere di parteciparvi". La missione di supporto alla guardia costiera libica, secondo il premier, "può dare un contributo molto rilevante non solo al contrasto dei mercanti di esseri umani ma per governare i flussi migratori" con conseguenze importanti anche per l'Italia. 

Vertice a 4 a fine agosto, anche sessione su migranti - Un vertice a quattro, Francia-Italia-Germania-Spagna, è stato proposto, a quanto si apprende, dal presidente francese Emmanuel Macron per fine agosto. La riunione prevede anche a una sessione a parte dedicata a Ciad e Niger per affrontare il tema migratorio.

Cdm vara missione italiana: navi, aerei, 700militari  - Sarà affidato ad un ammiraglio a bordo di una Fremm, una delle sofisticate fregate di cui si è da poco dotata la Marina militare, il comando della nuova missione italiana di sostegno alla Libia nel contrasto ai trafficanti di esseri umani. Sarà un dispositivo 'importante', composto da quattro o cinque navi, altrettanti aerei, forse un sottomarino, droni e diverse centinaia di militari. Il Consiglio dei ministri varerà il provvedimento con i dettagli dell'operazione, che poi, martedì, sarà sottoposto al Parlamento: a quel punto dovrebbe essere la conferenza dei capogruppo a decidere quale iter verrà seguito e, cioè, se ci sarà il vaglio delle Commissioni oppure dell'Aula. Ancora in queste ore al ministero della Difesa stanno definendo le ultime questioni, alcune delle quali sono particolarmente delicate: le regole d'ingaggio, la catena di comando (a chi risponderanno le navi italiane?), il trattamento dei migranti eventualmente 'respinti', le misure a tutela dei nostri militari. Quello che è certo, come hanno confermato fonti di Governo all'ANSA, è che verranno impiegati gli assetti - in tutto o in parte - dell'operazione Mare Sicuro. Si tratta di una missione nazionale avviata nel marzo 2015 con compiti di sorveglianza e sicurezza marittima "in seguito all'aggravarsi della minaccia terroristica". Mare Sicuro opera in un'area di circa 160.000 chilometri quadrati, nel Mediterraneo centrale e a ridosso delle coste libiche. Vi partecipano attualmente 5 navi, cinque aerei, elicotteri, un paio di sommergibili e circa 700 militari. Si tratta di un dispositivo comandato da una Fregata europea multi missione - attualmente la Fremm Margottini, che però verrà presto rimpiazzata dall'Alpino nell'ambito della normale turnazione - composto da un'altra fregata e alcuni pattugliatori, ma che potrebbe essere integrato con altri assetti particolarmente utili per il contrasto ai trafficanti. Ad esempio alcuni droni, gli aerei senza pilota, oppure la tecnologica nave-spia Elettra, che è in grado di raccogliere informazioni intercettando segnali radar e radio. Della missione libica faranno parte anche uomini del reggimento e team del Comsubin, le forze speciali della Marina. Nel porto di Tripoli, inoltre, è già presente un pattugliatore della Guardia di Finanza che fornisce assistenza e addestramento agli equipaggi delle motovedette che l'Italia ha ceduto alla Guardia costiera libica ed un'altra nave della Marina è alla fonda a Misurata, dove un contingente italiano gestisce e fornisce sicurezza a un ospedale da campo dove vengono curati i combattenti libici feriti negli scontri contro l'Isis.

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