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Senato: Giunta revoca mandato a Minzolini

Senato: Giunta revoca mandato a Minzolini

Ora dovrà pronunciarsi l'Aula di Palazzo Madama

ROMA, 18 luglio 2016, 19:08

Redazione ANSA

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Augusto Minzolini in Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Augusto Minzolini in Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Augusto Minzolini in Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Giunta per le immunità di Palazzo Madama, dopo circa due ore di Camera di Consiglio, revoca con decisione presa a maggioranza, il mandato di parlamentare al senatore di FI Augusto Minzolini. Ora l'ultima parola spetta all'Aula del Senato. Il senatore si è visto revocato il mandato di parlamentare perché condannato per peculato con sentenza passata in giudicato.

Comunque vada mi dimetto aveva detto durante l'udienza. Ha subito "un giudizio non equo", che ha preso il via "grazie ad un esposto di Antonio Di Pietro" ed è stata "vittima" di un "avversario politico" poi tornato in magistratura. Il senatore di FI Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, coglie l'occasione dell'udienza pubblica della Giunta per le Immunità del Senato per difendersi da ogni accusa che gli è stata mossa durante il processo che si è concluso con la sua condanna a due anni e sei mesi per il reato di peculato. E parla anche di "strana circostanza" riferendo di quando "due giorni prima" della decisione della Cassazione venne cambiato uno dei consiglieri del collegio giudicante, quello che poi confermò la sentenza di condanna di secondo grado. "La battaglia che ho intrapreso - osserva Minzolini - va al di là della mia persona". E qualunque sia "la vostra decisione - avverte - io comunque mi dimetterò". "Mi sono rivolto alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo", assicura, e "non ho mai avuto problemi con la giustizia. I miei guai sono cominciati e finiti con la Rai". Periodo durante il quale "ho assunto posizioni divisive che ho pagato". Ma la vicenda giudiziaria "in cui sono coinvolto ha dell'assurdo e della persecuzione" racconta l'ex direttore del Tg1 che davanti alla Giunta presieduta da Dario Stefano (Misto) ripercorre la vicenda della carta di credito della Rai che gli venne data e che lui usò "prevalentemente per cene di lavoro e non viaggi o altro". Una carta di credito, che gli garantiva una copertura di "5.000 euro al mese" e che secondo l'accusa lui usò per "fini personali" tanto da venire condannato a 2 anni e 6 mesi per peculato.


   

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