"La disciplina delle unioni civili
prevista dal ddl Cirinnà è palesemente incostituzionale perché
costruita sul matrimonio". Lo dichiarano in una nota i senatori
di Area popolare, Maurizio Sacconi e Nico D'Ascola.
"Essa consente, - proseguono - tra le molte sovrapposizioni e
gli insistiti rinvii al codice civile, l'adozione dell'unico
cognome e l'indirizzo comune familiare, introduce l'obbligo di
fedeltà e la "quota di legittima" oggi riservata a moglie o
marito sopravvissuti, agli ascendenti e ai discendenti. Sono
contenuti concepiti in funzione della procreazione e quindi
della continuità della stirpe. E poi prevede una clausola
generale di equivalenza tra coniugi e partners dell'unione. Ciò
si vuole per farne discendere presso una qualsiasi corte
italiana o europea le adozioni". "Se approvati i primi tre
articoli nei termini del ddl, c'è da chiedersi se valga la pena
restare in Aula o non tornare subito alla piazza".
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