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Nel 'ghetto' di San Bernardino, paura e stupore

Nel 'ghetto' di San Bernardino, paura e stupore

'Qui mai visto nulla del genere'. 'Mamma,sono quelli dell'Isis?'

SAN BERNARDINO (CALIFORNIA), 04 dicembre 2015, 17:49

Redazione ANSA

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M. © ANSA/EPA

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di Andrea Carugati

   Sabbia sulle strade lunghe e diritte, capannoni a non finire, fabbriche in disuso, casette diroccate, tra cespugli secchi e canaloni asciutti. Diversi posti di blocco nei luoghi dove ieri ha avuto luogo una delle sparatorie più cruente mai avvenute negli Stati Uniti negli ultimi anni. Strade bloccate, qualche bandiera americana in bella vista - poche in realtà - e poi molto silenzio, come se tutta la città fosse immersa in una nebbia invisibile.
    A San Bernardino, California, non è una giornata come tutte le altre, e si vede. Anche se da queste parti la gente è abituata alla violenza, alla criminalità e alla miseria. Dopo gli eventi e le sparatorie di ieri, in cui hanno perso la vita quattordici persone e la cui matrice è ancora da comprendere, questa piccola città a settanta miglia da Los Angeles, circondata dalle montagne che la dividono dal deserto si è risvegliata assediata da polizia e giornalisti e si è risvegliata con una paura in più.
    "Ieri sono andata a prendere mia figlia a scuola in anticipo poiche' temevo le potesse accadere qualcosa - racconta all'ANSA Amy Poppitt, proprietaria di un locale nel centro di San Bernardino - e lei, salita sull'auto, la prima cosa che mi ha chiesto è stata: "Mamma, ma sono quelli dell'Isis?". "Come si fa a vivere così? Cosa si può rispondere a una bambina di nove anni? E' tutto molto triste e incredibile".
    Già, incredibile, perché nessuno si aspettava che qualcosa del genere potesse accadere qui, in questa zona periferica, lontana dai riflettori, sconosciuta ai più e definita da molti una città ghetto, come da alcuni ragazzi di origine ispanica, la maggioranza qui: "Questa è una città ghetto, la gente ha paura a uscire per strada. Ci sono sparatorie, furti e rapine quotidianamente, ma non era mai accaduta una cosa così grave. Ma davvero era un terrorista? E perché hanno attaccato qui? Non c'è niente da attaccare, solo gente che prova ad arrivare alla fine del mese".
    Una piccola e anonima città, senza nemmeno un grattacielo, che raccoglie una provincia vasta, desolata e popolata in maggioranza dalle minoranze, in primis quella ispanica, seguita da quella afroamericana e asiatica. "E' una città abituata al crimine - conferma uno degli sceriffi impegnati nelle indagini , che sono ancora in corso - e noi siamo abituati a intervenire anche se mai ci era capitato di affrontare una situazione così drammatica. Terroristi? C'e' un'indagine attiva in corso, ma onestamente mi pare improbabile: si guardi intorno, le pare un luogo dove fare un attentato? Questi sono matti".
    In effetti no, l'area dove è avvenuta la sparatoria, è ancora più anonima e desolata della media della zona. Una triste, e dismessa area industriale, senza negozi, senza abitazioni, senza scuole. "Vogliamo dire tre cose. La prima è che preghiamo per le vittime e i loro parenti, la seconda che i nostri fratelli musulmani non devono avere paura. Siamo coscienti che non siano eventi che possano essere ricondotti a un credo religioso , la terza che questo non è una questione di regolamentare le armi come dice il presidente Obama, ma di aumentare la sicurezza in genere", ha dichiarato Juan Carlos Mendez, prete, cappellano, cristiano, della struttura e collega di dipartimento di Syed Farood, l'uomo che ieri avrebbe dato il via alla mattanza. "Non lo conoscevo personalmente, siamo una struttura molto ampia, ma chi lo ha conosciuto mi ha detto di essere molto sorpreso e che non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere". In città regna lo stupore. "Sono nata e cresciuta qui, ma ora i miei figli - ha detto Rosa, che lavora in un distributore a poche centinaia di metri da dove è stato fermato e ucciso il sospetto attentatore - non giocano più all'aperto e non vanno da nessuna parte da soli. Era meglio vent'anni fa", c'è anche chi questa mattina non era ancora al corrente di quanto accaduto.
    "Ho un appuntamento al Regional Center, l'ho preso due mesi fa. Devo esserci a mezzogiorno - dice un anziano agli increduli poliziotti che impediscono l'accesso all'area - Fatemi passare, cosa è successo?" Una cosa da pazzi, la risposta del poliziotto, e mi dispiace, ma temo dovrà fissare un nuovo appuntamento". Così va la vita a San Bernardino il giorno dopo la strage.

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