Una mostra fotografica sulla Grande Guerra per ricordare, oltre ai milioni di vittime italiane e britanniche di quella tragedia, "l'altro volto del coraggio": quello di "tantissimi uomini e donne che hanno servito la causa della pace con passione, dedizione e spirito di sacrificio" portando soccorso ai feriti e ai malati del conflitto, "l'altro volto del coraggio è il loro". Così l'ambasciatore britannico a Roma, Christopher Prentice, ha presentato la mostra, dal 22 maggio al Palazzo Doria Pamphilj, con gli scatti inediti dell'allora direttore della British School of Rome Thomas Ashby, archeologo, topografo ma anche appassionato di fotografia.
Il quacchero Ashby non andò a combattere per motivi religiosi, ma volle dare il suo contributo con la Croce Rossa britannica sul fronte italo-austriaco in "un aspetto - ha sottolineato Prentice - non molto noto della storia che lega il Regno Unito e l'Italia" e che ancora oggi si traduce nella collaborazione tra i due Paesi in campo umanitario.
Il visitatore viene accolto nel cortile del palazzo di via del Corso a Roma (dove la mostra resterà fino al 6 giugno, prima di spostarsi per l'Italia) da un'ambulanza dell'esercito del 1910, per poi immergersi - al primo piano - negli scatti di Ashby (digitalizzati per l'occasione) e in altri 4 forniti dalla Croce Rossa italiana. Immagini che testimoniano la sofferenza - ma anche la cura - dei militari feriti al fronte. "Fu una grande prova per le Società nazionali della Croce Rossa - ha sottolineato la vicepresidente della Cri, Anna Maria Colombani - che collaborarono con la loro forza a portare sostegno ai feriti e ai malati. In quegli scatti non c'è disperazione, ma la cura del paziente", un'eredità della tradizione britannica che "lascerà il segno nelle scuole infermieristiche italiane. Un segno positivo dopo la tragedia".
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