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Prescrizione, Alfano: 'Siamo vicinissimi all'intesa'

Prescrizione, Alfano: 'Siamo vicinissimi all'intesa'

Commissione giustizia: ok allungamento termini per corruzione. "Stiamo lavorando, già individuato un'ipotesi di accordo", ha detto il ministro Boschi

ROMA, 06 marzo 2015, 10:38

Patrizia Sessa

ANSACheck

Angelino Alfano e Maria Elena Boschi in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA

Angelino Alfano e Maria Elena Boschi in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA
Angelino Alfano e Maria Elena Boschi in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sarebbe vicina una soluzione sulla questione del ddl sulla prescrizione sul quale ieri la maggioranza si è divisa. "Ho parlato col ministro Boschi", fa sapere il leader di Ncd Angelino Alfano, "siamo vicinissimi a un accordo, troveremo la quadra". "Non siamo in un momento di spaccatura della maggioranza". "E' davvero fuori luogo - ha aggiunto Alfano - ogni enfatizzazione dell'argomento come se fossimo in un momento di spaccatura della maggioranza. Siamo in un avvio di percorso parlamentare, è normale che ci siano posizioni diverse su alcuni aspetti, troveremo l'accordo in tempi rapidissimi", ha sottolineato il ministro.

La vicenda

(di Patrizia Sessa) Il testo di riforma della prescrizione, oggi esaminato in Commissione giustizia, che allunga della metà i termini per i reati di corruzione, fino ad arrivare a 18 anni, non è piaciuto ad Alleanza popolare, vale a dire Udc ed Ncd. Sono tempi "inammissibili per un paese civile", la linea di Ap, e così, con Forza Italia, volta le spalle e vota contro. Per nulla soddisfatti anche i grillini che si dicono "indignati". I loro emendamenti sono stati tutti bocciati "dal Pd che ha fatto vincere FI e Ncd". Ammettono, i M5S, che l'allungamento "è un passo in avanti", ma vogliono "ben altro, leggi più severe". E così anche loro voltano le spalle se pur scegliendo la strada dell'astensione.

Una spaccatura che, per la maggioranza, si registra anche al Senato, dove slitta l'esame del Ddl e, soprattutto, dove ci si è fermati sull'emendamento per il falso in bilancio che in tanti, dalle imprese alla politica, non sembrano volere fino in fondo. Da qui, lo stallo e il rimando dell'esame, che da tempo era previsto per domani, alla settimana dal 17 al 19 marzo. Un rinvio che, secondo fonti Dem, sarebbe determinato anche dal fatto che si attenderebbe la formulazione definitiva del decreto legislativo sulla tenuità del fatto a cui l'emendamento dovrebbe fare riferimento. Il ministro della Giustizia prova a tranquillizzare Ap. "L'esame del provvedimento è solo all'inizio, ma va salvaguardata una specificità dei termini di prescrizione per i reati di corruzione", avverte il Guardasigilli Andrea Orlando. Ma, intanto, la frattura c'è. E non è un caso se al termine della Commissione, il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, Ncd, dica che "il testo in Aula avrà dei correttivi". "L'aumento della prescrizione si allunga fino a due anni dal primo al secondo grado e di un anno dal secondo grado fino alla Cassazione, insomma si può allungare fino a tre anni. Non ditemi che non è una conquista", quasi sbotta la relatrice Sofia Ammoddio (Pd) al termine della Commissione quando chiaro e tondo dice che "gli emendamenti del governo sono passati con la riformulazione" e che semplicemente "FI e Ap non hanno voluto l'aumento per la corruzione". C'è poi la novità della sospensione, spiega la Ammoddio, visto che si sospende il decorso dei termini di prescrizione a partire da qualunque sentenza di condanna non definitiva, fino a due anni, e per tutti i reati. Oggi l'esame della Commissione si è concluso e dopo i passaggi di rito, il testo arriverà in aula il 16 marzo. Fermi tutti, invece, al Senato, sull'emendamento sul falso in bilancio che non è arrivato in Commissione "mentre è stato dato alla stampa" cosa che ha fatto andare su tutte le furie FI, M5S, ma anche lo stesso capogruppo Pd in Commissione, Giuseppe Lumia. Le pressioni sono tante, gli interessi altrettanti e nessuno sembra avere interesse ad andare avanti. L'emendamento sul falso in bilancio è ora direttamente allo studio di Renzi, Boschi, Poletti e Guidi. Ci sono gli interessi delle imprese, che temono. E ci sono anche altri timori, come quelli del Pd per i propri componenti della Commissione giustizia al Senato che potrebbero votare in difformità dalla linea del partito. E non è casuale anche un altro dettaglio della giornata di oggi: il no dei senatori alla richiesta del presidente della commissione Giustizia, Nitto Palma, e del capogruppo FI Romani di inserire nel calendario la formula "ove concluso in commissione". Il che significa che il ddl potrà arrivare in Aula anche senza che i commissari abbiano concluso il proprio lavoro.

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