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Papa al Sinodo: "Parlare chiaro, senza paura"

Papa al Sinodo: "Parlare chiaro, senza paura"

Bergoglio ha invitato i vescovi a parlate con franchezza, "Papa garantisce tutti"

CITTA' DEL VATICANO, 07 ottobre 2014, 14:33

di Fausto Gasparroni

ANSACheck

Il sinodo sulla famiglia © ANSA/EPA

Il sinodo sulla famiglia © ANSA/EPA
Il sinodo sulla famiglia © ANSA/EPA

Entra nel vivo, dopo tanta attesa e tante polemiche, il confronto al Sinodo sulla famiglia. In apertura, stamane il Papa ha invitato tutti a "parlare chiaro". "Bisogna dire tutto ciò che si sente con 'parresia'", indicando così la libertà di parola e il coraggio di esprimersi con franchezza. Francesco ha esortato a "parlare con parresia e ascoltare con umiltà". E' così che si esercita la "sinodalità". Insomma, "bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità". E al tempo stesso "si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli". E subito nella prima congregazione generale, dopo il saluto del cardinale di Parigi André Vingt-Trois, presidente delegato, e del cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale, si sono introdotti i temi in ballo nell'assemblea con la "Relatio ante disceptationem" del relatore generale, il cardinale ungherese Peter Erdo, traccia della discussione in aula che accoglie già gli interventi scritti inviati dai padri sinodali.

"I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa", ha detto Erdo sul nodo più spinoso del Sinodo, già al centro di uno scontro fra cardinali sulla questione della comunione a chi è unito in seconde nozze. "Hanno bisogno e hanno il diritto di essere accompagnati dai loro pastori. Essi sono invitati ad ascoltare la parola di Dio, a partecipare alla liturgia della Chiesa, alla preghiera e a compiere le opere buone della carità. La pastorale della chiesa deve prendersi cura di loro in un modo tutto particolare, tenendo presente la situazione di ciascuno". Inoltre, sempre per quel che riguarda i divorziati che si sono risposati civilmente, "non pochi ribadiscono che bisogna tener conto della differenza tra chi colpevolmente ha rotto un matrimonio e chi è stato abbandonato. La pastorale della Chiesa dovrebbe prendersi cura di loro in modo particolare". Il card. Erdo ha indicato la necessità di avere in ogni chiesa particolare almeno un sacerdote che possa "previamente e gratuitamente" consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio. Per Erdo, data la poca consapevolezza che si ha oggi del sacramento matrimoniale e la diffusa mentalità divorzista, "non è un azzardo" ritenere non validi diversi matrimoni celebrati in Chiesa. Di qui il suggerimento - contenuto nella relazione - di rivedere l'obbligo della doppia sentenza conforme per la nullità del vincolo, purché si evitino "la meccanicità, l'impressione di concedere il divorzio" o "soluzioni ingiuste e scandalose". In quest'ambito, ha detto il porporato, va anche studiata la prassi di certe Chiese ortodosse che prevedono la possibilità di seconde o terze nozze, a carattere penitenziale. Per il relatore, sul tema dei risposati, "non si tratta di mettere in questione la parola di Cristo e la verità dell'indissolubilità del matrimonio", e neanche "di ritenerle di fatto non più in vigore". Sarebbe poi "fuorviante" concentrarsi "solo sulla questione della recezione dei sacramenti". La risposta "può essere cercata nel contesto di una più ampia pastorale giovanile e di preparazione al matrimonio". Ed occorre "un accompagnamento pastorale intensivo del matrimonio e della famiglia, in particolare nelle situazioni di crisi". La relazione invita a guardare alla famiglia con speranza e misericordia, poiché essa, nonostante le molte difficoltà, non è "un modello fuori corso".

E per quanto riguarda forme ideologiche come la teoria del gender o l'equiparazione delle unioni gay al matrimonio uomo-donna, esse non hanno consenso nella stragrande maggioranza dei cattolici. Certo, tra i fedeli la dottrina è spesso poco conosciuta o poco praticata, ma ciò "non significa che sia messa in discussione". Ciò soprattutto, ha detto, "per quanto riguarda l'indissolubilità del matrimonio e la sua sacramentalità tra battezzati": quindi "non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche - inseparabili d'altro canto dalla verità della fede - sono in discussione in questo Sinodo, di natura squisitamente pastorale". E guardando a chi vive situazioni matrimoniali "difficili", Erdo ha detto che la Chiesa è una "casa paterna", in un'ottica misericordiosa che non cancelli, però, "verità e giustizia". "Una dimensione nuova della pastorale familiare odierna - ha osservato - consiste nel cogliere la realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze". Insomma, la dottrina non dev'essere una "clava che giudica", ma "uno sguardo di misericordia sull'uomo", ha chiosato su questo Sinodo il segretario speciale, l'arcivescovo e teologo Bruno Forte. 

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