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Consulta-Csm, Boldrini: "Non è una corsa, spero domani ok"

Consulta-Csm, Boldrini: "Non è una corsa, spero domani ok"

Martedì si vota, pesa l'incognita dell'inchiesta Bruno

ROMA, 22 settembre 2014, 17:45

Redazione ANSA

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La presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini a Montecitorio - RIPRODUZIONE RISERVATA

La presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini a Montecitorio - RIPRODUZIONE RISERVATA
La presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini a Montecitorio - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Non è un corsa, non è che dobbiamo arrivare primi. Dobbiamo arrivare al risultato. Se i gruppi parlamentari dicono che hanno bisogno di più tempo sarebbe poco oculato da parte mia non prenderne atto". Lo dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, a Sky Tg24 riferendosi all'elezione dei membri della Consulta e del Csm, auspicando "una conclusione" per domani.

"Io - rileva Boldrini - ho preso atto che i gruppi hanno bisogno di riflettere e dunque mi auguro che domani si possa addivenire a una conclusione. Stiamo svolgendo una funzione prevista dalla costituzione, non stiamo perdendo tempo". La chiusura dal venerdì al martedì e' una mia decisione che però deriva da una richiesta esplicita di tutti i gruppi".

Lettera M5s a Violante-Bruno, rinunciate - I due candidati alla Corte costituzionale, Luciano Violante e Donato Bruno, dovrebbero fare "un passo indietro", analogo a quello compiuto da Antonio Catricalà. Lo chiedono i parlamentari di M5s in una lettera indirizzata agli stessi Violante e Bruno. Secondo quanto si apprende da fonti del Movimento, nella lettera si sottolinea che il passo indietro di Violante e Bruno sbloccherebbe l'impasse in cui è inchiodato il Parlamento, e consentirebbe così di prendere in considerazione delle candidature, a giudizio di M5s, più "super partes".

MARTEDI SI VOTA, PESA INCOGNITA INCHIESTA BRUNO - di Michele Esposito - Traballa ma non cade il ticket costituito da Luciano Violante e Donato Bruno per la Consulta. Pd e Fi ribadiscono che la loro decisione non cambia, nonostante l'altissimo rischio di una nuova 'fumata nera' martedì e la notizia, rivelata e confermata dal Fatto Quotidiano, che l'esponente azzurro sarebbe indagato ad Isernia. E proprio l'ipotesi dell'arrivo di un avviso di garanzia potrebbe stravolgere il tandem destinato ad andare in Aula fra tre giorni. Anche perché, nel caso Bruno optasse per un ritiro, la conferma di Violante sarebbe ben più difficile e potrebbe, a quel punto, subentrare un piano B con un duo di tecnici nuovo si zecca.

Per ora, comunque, gli occhi sono tutti puntati su martedì. "Spero sia il giorno giusto", è l'auspicio del presidente del Senato Pietro Grasso, mentre i due contraenti del Patto del Nazareno insistono sul tandem concordato e, in vista della data X, infittiscono le trattative con Sel e Lega. FI, per voce del consigliere politico Giovanni Toti, assicura che Bruno sarà confermato. "Per il momento non risulta niente, lui sostiene che non c'entra nulla in quelle inchieste e noi gli crediamo", sottolinea Toti, mentre anche sul fronte dei Democrat, per ora, non si intravedono nuove indicazioni. "Noi restiamo su Violante, non è cambiato nulla", conferma Gero Grassi, vicecapogruppo del Pd alla Camera. Ma il 'per ora' sembra d'obbligo, anche perché, tra gli azzurri serpeggia la "preoccupazione" che le indagini nei confronti di Bruno possano essere confermate, con tanto di avviso di garanzia. A quel punto, un ritiro di Bruno (dopo quello di Luigi Vitali dalle candidature per il Csm, sempre a causa di risvolti giudiziari) potrebbe davvero sopraggiungere, con buona pace di Silvio Berlusconi che, dopo la bocciatura di Antonio Catricalà, inviso a una fetta consistente del partito, ha in qualche modo dovuto 'subire' la candidatura del senatore azzurro.

In questo complicato puzzle si inseriscono le trattative di Pd e FI con Sel e Lega. Trattative nelle quali l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale è legata a doppio filo con quella dei due restanti membri del Csm. Sel, in una riunione dei gruppi alla presenza di Nichi Vendola, lunedì potrebbe sciogliere ogni dubbio e il punto di caduta con il Pd potrebbe essere Paola Balducci, candidata a Palazzo dei Marescialli gradita a Sel e sul quale i Dem sono ormai orientati a dare il proprio placet. Ben più ardua sembra invece la trattativa con la Lega, infuriata per il metodo, più che per i nomi, con il quale è stata gestita la questione. "FI e Pd hanno inciuciato fino ad oggi, poi si sono accorti che c'è anche la Lega. Se continua questo inciucio non votiamo né Violante, né Bruno", tuona Matteo Salvini, lanciandosi in una provocazione: "Per me la Corte Costituzionale potrebbe anche scomparire". Resta da vedere se, da qui a martedì, Berlusconi riuscirà a fargli cambiare idea, magari con un nome gradito al Carroccio per il Csm. Certo è che, senza Sel e Lega e con almeno una ventina di voti Democrat - si sussurra negli ambienti Pd - mancanti per Violante, il quorum rischia di continuare ad essere un miraggio. Anche perché dal M5S non arriva alcun segno di tregua. "Renzi vuole un Win for Life per Violante, a questo giochino non ci stiamo", è il niet giunto da Luigi Di Maio.

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