Il capo delle forze di polizia della Papua Nuova Guinea ha detto oggi che il personale aggiuntivo dispiegato nella regione delle Terre alte dove ieri 64 persone sono state uccise durante violenze tribali sarà autorizzato a usare "qualsiasi livello di forza". Il commissario David Manning ha affermato che sono in corso "operazioni mirate" per ripristinare "la legge e l'ordine: questo personale ha istruzioni chiare che prevedono l'uso di qualsiasi livello di forza necessario per prevenire ulteriori violenze e ritorsioni", ha spiegato Manning.
Violenze tribali in Papua-Nuova Guinea hanno infatti provocato almeno 64 morti, afferma la polizia locale. La strage sarebbe avvenuta in seguito a un'imboscata nella provincia di Enga, nella remota regione delle Terre alte dell'isola-nazione del Pacifico meridionale. Il massacro segnala una grave escalation nella violenza tribale in corso nella zona.
Le ultime violenze sono avvenute vicino alla città di Wabag, 600 chilometri a nordovest della capitale Port Moresby. Si pensa che l'incidente sia collegato a un conflitto tra i membri delle tribù Sikin e Kaekin. La polizia ha ricevuto video e foto che sembrano provenire dalla scena: mostrano corpi spogliati e insanguinati che giacciono sul ciglio della strada e ammucchiati sul retro di un camion a pianale. I clan della regione delle Terre alte si sono combattuti per secoli in Papua Nuova Guinea, ma l'afflusso di armi automatiche ha reso gli scontri ancora più mortali e ha intensificato il ciclo di violenza.
Il governo ha tentato la repressione, la mediazione, le amnistie e una serie di altre strategie per controllare le violenze ma con scarso successo. L'esercito ha dispiegato circa 100 soldati nell'area, ma il loro impatto è stato limitato e i servizi di sicurezza rimangono in inferiorità numerica e senza armi. Gli omicidi spesso avvengono in comunità remote, con i membri dei clan che lanciano incursioni o imboscate per vendicare attacchi precedenti. I civili, comprese donne incinte e bambini, sono stati presi di mira in passato. Gli omicidi sono spesso estremamente violenti, con vittime uccise a colpi di machete, bruciate, mutilate o torturate. La polizia lamenta di non avere le risorse per svolgere il lavoro, con gli agenti così mal pagati che alcune delle armi che finiscono nelle mani dei membri della tribù provengono dalle forze di polizia. Lunedì gli oppositori del governo del primo ministro James Marape hanno chiesto il dispiegamento di più poliziotti e le dimissioni del commissario della forza. La popolazione della Papua Nuova Guinea è più che raddoppiata dal 1980, mettendo a dura prova il territorio e le risorse e approfondendo le rivalità tribali.
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