Fra 150 e 200 mila persone, secondo
le stime degli organizzatori, hanno sfilato ieri nelle maggiori
città d'Australia, da Sydney a Melbourne, dalla capitale
federale Canberra a Perth e a Hobart, da Adelaide a Darwin e
Newcastle, in sostegno del Sì al referendum costituzionale sulla
proposta di istituire una 'Voce' delle popolazioni indigene al
parlamento nazionale: un ente rappresentativo da consultare
nell'elaborazione delle politiche e delle decisioni che le
riguardano.
Alle 40 manifestazioni di ieri sono intervenuti esponenti
politici e leader indigeni e si sono esibiti alcuni dei più noti
cantanti. A Sydney ha parlato la portavoce della campagna Yes23
e nota regista cinematografica Rachel Perkins, secondo cui si
sta affermando "un movimento popolare". "Non sono i politici,
sono le persone di tutti i giorni: artisti, gruppi sportivi,
tutti possono avere un'opinione su questo… Solo i cittadini
possono cambiare la costituzione, e ci incoraggia vedere il
movimento di massa di persone raccolte qui adesso".
I referendum in Australia richiedono una doppia maggioranza,
dei votanti su scala nazionale e in almeno quattro dei sei Stati
delle federazione. Se passerà il sì gli australiani indigeni, i
cui popoli vivono nel continente da 65 mila anni, avranno un
diritto sancito ad essere consultati dal parlamento e dal
governo, tramite l'ente consultivo detto la 'Voce', su norme che
hanno effetto sulle loro comunità. La campagna per il Sì vede il
percorso per la vittoria grazie ai giovani e le donne nelle
maggiori città, oltre che tra le comunità indigene, e ha
lanciato una massiccia campagna popolare per contrastare i
sondaggi, che finora mostrano in vantaggio il No in aree chiave.
In particolare prevedono finora il Sì negli stati del New South
Wales (Sydney) e Victoria (Melbourne) e il No in Queensland
(Brisbane) e Western Australia (Perth). Sarebbe quindi negli
stati 'minori' di South Australia (Adelaide) e Tasmania (Hobart)
dove il referendum sarà deciso.
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