di Claudio Salvalaggio
''Voglio avere il diritto di difendere me stessa, la libertà di portare qualsiasi arma io ritenga necessaria, proprio come disse sua moglie in quella fattoria'': per la sua stretta contro le armi facili, da lui definita una vera e propria "crisi nazionale", Obama finisce nel mirino anche di Taya Kyle, la vedova di Chris Kyle, il Navy Seal considerato il miglior cecchino d'America. ''Le sue misure non mi impediranno di avere un'arma e non avrebbero impedito di uccidere a nessuno dei presenti in questa sala'', lo ha incalzato Kyle in un dibattito pubblico in Virginia trasmesso in diretta dalla Cnn, accusandolo di alimentare ''un falso senso di speranza''. Il marito di Taya, protagonista del film 'American Sniper', fu assassinato nel 2013 in un poligono di tiro da un suo commilitone che soffriva di disturbo post traumatico da stress. Obama ha subito anche l'attacco di un'altra donna, Kimberly Corban, vittima di uno stupro che l'ha indotta a cambiare idea sulle armi: ''sono stata indicibilmente seviziata già una volta, mi rifiuto di lasciare che accada di nuovo a me o ai miei figli'', ha spiegato, sostenendo che le misure annunciate dal presidente ridurranno la sicurezza personale. Pezzi di società americana che Donald Trump, il candidato presidenziale repubblicano in testa ai sondaggi, asseconda e attrae alzando il tiro della sfida contro la svolta della Casa Bianca: ''libererò le scuole e le basi militari dalle 'gun-free zone''', ha promesso il miliardario di New York, convinto che le gun-free zone siano una vera e propria attrazione per killer mentalmente instabili e che le recenti sparatorie a Parigi e in California si sarebbero potute prevenire se più cittadini fossero stati armati per proteggere se stessi e gli altri. Ma Obama, pur attaccando il Congresso, "troppo legato a lobby, interessi e denaro", e la Nra, la potente lobby americana della armi che ha snobbato l'incontro ritenendolo solo uno spettacolo di pubbliche relazioni orchestrato dalla Casa Bianca, ha cercato anche di rassicurare i possessori di armi, pur precisando di non averne mai posseduto una. "Io rispetto il secondo emendamento", ha premesso evocando uno dei diritti fondamentali della costituzione Usa, ossia il diritto a difendersi. "Ma tutti noi possiamo concordare che ha senso fare tutto il possibile per tenere le armi lontane dalle mani di persone che tenterebbero di fare del male ad altri o a se stessi", ha aggiunto, spiegando che ''non elimineremo la violenza ma la ridurremo'' in un Paese dove a volte ''per un ragazzino di 12-13 anni è più facile e più economico comprare una pistola che un libro''. E che se il numero delle vittime annuali scenderà solo da 30 mila a 28 mila, ''ci saranno 2.000 famiglie che non dovranno passare ciò che hanno sofferto le famiglie delle stragi di Newtown o San Bernardino o Charleston".
Per fare breccia nel popolo americano, che secondo un sondaggio della Cnn già approva al 67% il suo giro di vite, Obama ha raccontato un aneddoto sulla moglie: ''Michelle ed io stavamo facendo campagna elettorale in una zona rurale dello Iowa e ad un certo punto si è voltata verso di me e mi ha detto: 'se vivessi in una fattoria, lontana dall'ufficio dello sceriffo, dove chiunque può arrivare in qualsiasi momento, vorrei avere una pistola o un fucile per proteggere me e la mia famiglia. E aveva assolutamente ragione''. Ma la violenza legata alle armi facili resta una "epidemia", "una crisi nazionale" che richiede una risposta nazionale, ha scritto il capo Casa Bianca in una lettera aperta sul Nyt. Tutti abbiamo una responsabilità e un ruolo da giocare, ha aggiunto, avvisando che non appoggerà alcun candidato alle presidenziali ''che non sostenga una riforma di buon senso sulle armi da fuoco''.
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