Stabilite le dovute proporzioni,
Gran Bretagna e Sicilia hanno qualcosa da dirsi in quanto isole.
L'estensione territoriale fuori proporzione - uno a dieci - non
basta a diluire quel sentimento che i confini d'acqua generano
negli isolani: salpare è un po' più che partire e approdare è
diverso dall'arrivare. E così 'Mal di Sicilia', il saggio
narrativo del giornalista Francesco Terracina, edito da Laterza,
ha trovato un 'porto' a Londra, all'Istituto italiano di Cultura
diretto da Francesco Bongarrà, il quale ha evidenziato le
potenzialità creative e operative di questo "felice
struggimento".
Accolto da un pubblico che ha riempito la sala conferenze,
partecipando attivamente alla presentazione del volume, l'autore
ha dialogato con il professor John Dickie, storico e docente di
studi italiani all'University College di Londra, uno tra gli
accademici britannici più esperti di Italia e di Sicilia. La
Sicilia di cui parla Terracina è il luogo dove si muove
un'umanità indecisa tra il desiderio di fuga e la voglia di
restare o di farvi ritorno. Un'isola in cui le sirene lavorano a
tempo pieno, segnalando vantaggi e pericoli annidati in una
realtà che fa di tutto per rendersi complessa e ammiccante, e
che genera caos e bellezza con pari intensità. Protagonisti del
"Mal di Sicilia" sono "quattordici persone, tutt'altro che
personaggi - ha detto Dickie - che dialogano a distanza e
ritraggono l'isola attraverso la loro esperienza, a volte
tragica".
Sono due stranieri ad aprire il volume, ha sottolineato lo
studioso: "Un eremita tedesco che da oltre mezzo secolo vive in
una grotta di Filicudi, nelle Eolie, e un archeologo inglese,
Alexander Hardcastle, che un secolo fa si trasferì in Sicilia,
attratto dalla Valle dei Templi che gli procurò la gioia della
bellezza e una tragica fine: morì nell'ospedale psichiatrico di
Agrigento". E ancora: Elio Vittorini, che appena ventenne lasciò
l'isola per farne poi l'oggetto della sua attività letteraria;
Goliarda Sapienza, Laura Di Falco, Livia De Stefani, tre
scrittrici ossessionate per tutta la vita dalla loro terra
d'origine, lasciata quando erano appena adolescenti. Infine, le
vittime della mafia: Pio La Torre, Rosario Di Salvo, Gaetano
Costa, Mauro Rostagno, che "volevano raddrizzare le cose storte
della Sicilia e sono stati puniti con la morte", ha osservato
Terracina.
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