Gli Stati Uniti, di fronte al fallimento del cessate il fuoco in Siria, stanno discutendo e valutando anche "opzioni non diplomatiche". Le parole del portavoce del Dipartimento di Stato Usa arrivano al termine di una giornata molto tesa sia sul fronte diplomatico, sia sul terreno.
Le forze governative siriane, sostenute dall'aviazione russa, da militari iraniani e dagli Hezbollah libanesi, si preparano a un'offensiva di terra senza precedenti contro Aleppo est, da venerdì scorso martellata da intensi bombardamenti aerei che hanno causato l'uccisione di centinaia di persone, tra cui circa 100 minori, secondo l'Unicef. Tanto che gli Usa, tramite il segretario di Stato John Kerry, in mattinata hanno minacciano di interrompere i contatti con la Russia sulla Siria se non si fermeranno i bombardamenti sulla città. E poi in serata hanno deciso di mettere in campo anche la possibilità di "opzioni non diplomatiche". In serata lo Stato maggiore militare russo ha fatto sapere di essere "pronto a riprendere i colloqui a Ginevra con la controparte americana".
Ma la gravità degli eventi è data soprattutto dalle dichiarazioni del Papa, che si è rivolto a chi bombarda Aleppo est - la Russia e il governo siriano - senza nominarli in maniera esplicita. Il pontefice ha rinnovato "a tutti l'appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo e urgente, e alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio". Le immagini provenienti da Aleppo est sono agghiaccianti: corpi di civili, tra cui bambini, senza vita tirati fuori dalle macerie, altri corpi intrappolati e senza vita, altri ancora maciullati e raccolti a pezzi dai volontari della Protezione civile.
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