(di Eloisa Gallinaro)
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Casa, scuola, giochi, amici, famiglie: termini usuali per chi non conosce la guerra ma trasformati in ricordi e sogni per chi dalla guerra è scappato. Parole che si rincorrono nei discorsi di tutti i profughi che hanno lasciato la Siria, dove il conflitto non ha lasciato scampo davvero a nessuno.
"Quando mi alzo bevo latte, si mangia e si vede la Tv, compriamo anche dei dolci", dice Laial, profuga siriana di nove anni, da tre ad Alessandria d'Egitto. Ma prima era un'altra cosa. "Avevamo giocattoli, casa... andavamo fuori a giocare sull'altalena e sugli scivoli. Poi è caduta una bomba e siamo scappati". E' piccola, ma non si perde d'animo: "Quando sarò grande spero di diventare un ingegnere".
Abeer, invece, vuole essere farmacista e avere una farmacia tutta sua. Per ora, a 15 anni, deve recuperare gli anni perduti a causa della guerra e frequenta le classi di recupero organizzate per i profughi, al Cairo, da Plan International. "Ho perso tutto in Siria. La mia famiglia, mia nonna, mia zia, i miei amici e tutti i parenti. Ho perso la mia casa. Non dimenticherò il giorno in cui ho lasciato la Siria. Vorrei poterci tornare".
"Mi chiamo Beyaan, ho 17 anni e sono in Egitto da più di un anno", racconta un'altra profuga, anche lei impegnata a recuperare gli anni di scuola persi in Siria. "Nonostante le distruzioni e il fatto che la situazione era disastrosa, mi manca vivere lì" dice. "Essere una ragazza e vivere qui vuol dire avere paura di uscire ed essere sottoposta a molestie o rapine". "Per distrarmi scrivo poesie, ma sogno di diventare una dentista e di essere un esempio perché il mio Paese sia orgoglioso di me".
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