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Russia, Prigozhin: non era un golpe, ma una marcia contro lo scioglimento della Wagner

Russia, Prigozhin: non era un golpe, ma una marcia contro lo scioglimento della Wagner

Putin riappare in video. Biden: problemi interni a Mosca, Usa non coinvolti. Lavrov: speravano nell'ammutinamento e Macron ne voleva approfittare

ROMA, 27 giugno 2023, 07:00

Alberto Zanconato

ANSACheck

Mascere di Putin e Prigozhin in vendita a San Pietroburgo © ANSA/EPA

Mascere di Putin e Prigozhin in vendita a San Pietroburgo © ANSA/EPA
Mascere di Putin e Prigozhin in vendita a San Pietroburgo © ANSA/EPA

La marcia verso Mosca non aveva lo scopo di rovesciare Vladimir Putin ma di impedire la "distruzione" della Wagner. Dopo due giorni di misteri e speculazioni Yevgeny Prigozhin rompe il silenzio con un audio di 11 minuti diffuso sui suoi canali Telegram e fornisce la sua verità sull'ammutinamento di sabato, che per alcune ore è sembrato portare la Russia sull'orlo della guerra civile.

Russia, le ragioni di Prigozhin in un audio di 11 minuti

Nulla però è ancora chiaro su quello che è veramente successo e su quali saranno le conseguenze. Ne è la riprova il fatto che lo stesso Prigozhin rimane incriminato dalla Procura generale per insurrezione armata e allo stesso tempo la sua compagnia ha ripreso "normalmente" l'attività nel quartier generale di San Pietroburgo e in diverse altre città, dove è ricominciato anche il reclutamento. Il capo della Wagner, inoltre, non ha fornito alcuna indicazione su dove si trovi in questo momento. Uno dei principali punti interrogativi dopo che, sabato sera, il Cremlino aveva fatto sapere che in base all'accordo mediato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko Prigozhin sarebbe andato a Minsk.

Alcuni canali Telegram e il Kyiv Post hanno scritto che sarebbe già stato avvistato in un albergo della capitale bielorussa, il Green City Hotel. Ma la direzione, contattata dalla televisione russa Rtvi, ha detto di non poter confermare la notizia. Così come il servizio stampa di Lukashenko ha fatto sapere di non avere informazioni al riguardo. Ribadendo la versione ufficiale delle autorità russe, Prigozhin ha affermato che a mediare la tregua è stato proprio Lukashenko, che ha offerto una soluzione "per la continuazione delle operazioni della Wagner in una giurisdizione legittima".

Nessun cenno esplicito dunque alla Bielorussia. Mentre il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha assicurato che i miliziani della Wagner potranno continuare le loro attività almeno in Mali e nella Repubblica Centrafricana, senza però nominare l'Ucraina. Resta un mistero come due giorni fa i mercenari ribelli - circa 25.000 - abbiano conquistato la città strategica di Rostov, nel sud del Paese, senza colpo ferire e poi abbiano risalito quasi indisturbati per centinaia di chilometri la Russia in direzione di Mosca. La versione ufficiale è che le autorità abbiano voluto evitare uno spargimento di sangue. Altre fonti avanzano una spiegazione più dietrologica: che cioè la mancata resistenza alla Wagner, garantita da forze direttamente dipendenti dal Cremlino, come il servizio di sicurezza interna Fsb e la Guardia nazionale, avrebbe avuto lo scopo di permettere a Prigozhin di guadagnare punti nello scontro con l'esercito alle dipendenze del ministro della Difesa Serghei Shoigu, con il quale nemmeno Putin avrebbe rapporti idilliaci.

Sicuramente Shoigu, il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov e altri responsabili del ministero della Difesa rimangono i personaggi più odiati da Prigozhin, specialmente dopo l'ordine impartito alle milizie private, tra cui la Wagner, di firmare contratti per mettersi agli ordini del dicastero entro il primo luglio. "Io e gli altri ufficiali della Wagner - ha detto Prigozhin - abbiamo rifiutato e intendevamo deporre le armi il 30 giugno a Rostov. Poi però ci hanno bombardati, e quindi abbiamo intrapreso la marcia della giustizia verso Mosca per protestare". L'avanzata si è interrotta a 200 chilometri dalla capitale per "non versare sangue russo", ha ripetuto Prigozhin, ringraziando ancora Lukashenko per la soluzione trovata. Secondo altre fonti, invece, il vero mediatore sarebbe stato Alexei Dyumin, governatore della regione di Tula che gode della fiducia sia del presidente Vladimir Putin sia di Prigozhin. E che ora qualcuno vede come il favorito alla carica di nuovo ministro della Difesa in sostituzione di Shoigu, anche se non a breve scadenza.

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