Dopo Wikipedia, potrebbe essere
Netflix la prossima vittima della censura in Turchia. D'ora in
avanti, l'autorità radiotelevisiva statale di Ankara (Rtuk) avrà
ancora più potere per controllare i contenuti sgraditi sul web,
con la possibilità di vietare l'accesso a siti e piattaforme di
streaming che non si adegueranno alle sue richieste. Una nuova
stretta in un Paese in cui secondo le stime degli osservatori
locali sono già più di 240 mila gli indirizzi inaccessibili su
internet. Il nuovo regolamento è stato voluto dall'Akp del
presidente Recep Tayyip Erdogan e dai suoi alleati nazionalisti
del Mhp, che lo ritengono uno strumento per tutelare la
sicurezza nazionale e la morale pubblica. Tutti i fornitori di
contenuti online dovranno avere delle sedi in Turchia per
ottenere la licenza da parte dell'ente di supervisione, che ne
monitorerà poi i prodotti, con possibili sanzioni che vanno da
una sospensione per tre mesi al blocco definitivo.
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