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Noa: l'esperto, a 17 anni dolore non è definitivo

Noa: l'esperto, a 17 anni dolore non è definitivo

D'Agostino, 'disagio psichico va combattuto con terapie'

06 giugno 2019, 13:19

Redazione ANSA

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Noa Pothoven - RIPRODUZIONE RISERVATA

Noa Pothoven - RIPRODUZIONE RISERVATA
Noa Pothoven - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Quello della giovane Noa che ha voluto morire a 17 anni è un caso che lascia perplessi, dal punto di vista etico. Ci si domanda se a quell'età ci si possa trovare in una situazione così definitiva". E' il commento del presidente della Consulta di Bioetica Maurizio Mori alla tragica vicenda della giovane olandese che si è lasciata morire per le sofferenze psichiche causate da una violenza subita da bambina. "Quando la ragazza rispondendo ai suoi follower spiegava che non si trattava di una scelta momentanea - continua Mori - stava usando parole molto dense. Ma a 17 anni si è in fase di formazione, le cose non sono così solidamente determinate, c'è una plasticità in corso. Capisco la sofferenza insopportabile, ma se quella giovane avesse avuto 30 anni la sua determinazione avrebbe avuto una forma diversa. Da adolescenti nulla è definitivo, anche in presenza della drammaticità di uno stupro". E ancora: "In tempi passati una storia del genere non sarebbe stata neppure raccontata, forse si sarebbe tradotta in un suicidio giovanile. Se è possibile dirlo, adesso è importante che questa tematica venga dibattuta sui social e dagli esperti - dice ancora Mori - ma resto sconcertato dal fatto che non ci siano stati rimedi di carattere psichiatrico per aprire prospettive per quella ragazza". Sul caso è intervenuto anche il bioeticista ed ex presidente del Comitato nazionale di Bioetica Francesco D'Agostino: "L'Olanda è il primo grande Paese occidentale ad aver legiferato sull'eutanasia, presentata come un rimedio a situazioni tragiche dovute a gravi malattie. Poi la prassi si è allargata anche al dolore psichico, senza tenere conto dell'abisso che esiste tra le due cose", spiega. E continua: "Esiste una differenza tra il dolore fisico legato a una malattia grave in fase terminale e il dolore psichico, che andrebbe trattato con terapia farmacologica da psichiatri, consentendo al paziente la possibilità di una vita accettabile". "In Olanda, cosa gravissima, hanno allargato la possibilità dell'eutanasia anche a bambini e malati mentali, nel senso più ampio del termine. Ma il disagio psichico può e deve essere combattuto per altre vie". 

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