PARIGI - Una vita da missionari in Africa, poi una sera - nel paesino del sud vicino a Montpellier - 60 monaci e suore si trovano di fronte all'incontrollabile furia di un uomo armato, incappucciato. Generalità e movente ignoti, l'individuo, armato di un fucile a canne mozze e di un coltello ha prima legato e imbavagliato, poi ucciso con diverse coltellate la custode che gli aveva aperto la porta. In nottata, monaci in salvo, killer in fuga.
Tremila abitanti o poco più per Montferrier-sur-Lez, paesino dell'Herault, oggi inondato dalle piogge. Un monastero e, proprio accanto, la casa di riposo, "Le Querce Verdi". Tutto tranquillo, poi l'irruzione. Al momento la prefettura propende per la semplice "azione criminale", un movente di delinquenza comune o di follia. Ma la pista terroristica "non è esclusa".
L'uomo, armato, viene cercato ovunque, nelle cantine, negli edifici adiacenti. I 60 monaci, le suore, i cinque o sei impiegati laici che lavoravano in quel momento nella casa di riposo, sono stati messi in salvo dai reparti speciali.
I primi ad arrivare sono stati una quindicina di teste di cuoio del gruppo PSIG-Sabre, di stanza nella regione. Raggiunti da gendarmi e da uomini del RAID di Lunel e di Montpellier. Un meccanismo voluto - dopo gli attentati del 13 novembre - dal ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve: qualsiasi luogo della Francia, anche il più sperduto in campagna, deve essere sempre raggiungibile da un reparto antiterrorismo entro 20 minuti al massimo
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