di Franko Dota
Seggi aperti da questa mattina alle 7 in Croazia per le elezioni politiche anticipate in un'atmosfera di grande incertezza e con il timore che si possa ripetere il risultato del novembre scorso di totale parità tra i due principali schieramenti in lizza, i socialdemocratici dell'ex premier Zoran Milanovic e i conservatori guidati dall'eurodeputato Andrej Plenkovic. Gli ultimi sondaggi indicano un elettorato diviso a metà, con entrambi gli schieramenti dati intorno al 30-35 per cento delle preferenze. Si prospetta dunque una battaglia all'ultimo voto, con lo spettro del pareggio che lo scorso anno ha avuto come conseguenza un totale impasse e una lunga crisi politica, con l'esecutivo di centrodestra sfiduciato dopo appena cinque mesi.
Ma la campagna elettorale, piu' che dalle promesse e dai rispettivi programmi, tutti orientati alle riforme e alla ripresa dell'economia, e' stata contrassegnata da rigurgiti etnici e nazionalistici e da un duro scontro con la Serbia sulle responsabilita' dei conflitti degli anni novanta, con accuse reciproche di scarsa democrazia e autoritarismo e note di protesta quasi quotidiane. Milanovic, primo ministro dal 2011 al 2015, tenta di ritornare al potere mettendo in primo piano l'affidabilità e la prevedibilità della propria coalizione di centrosinistra, che intorno al suo Partito socialdemocratico (Sdp) raccoglie altre tre formazioni liberali e centriste. "Se l'economia ha ripreso a crescere è il risultato del lavoro del mio governo e delle riforme che ho avviato", ha detto ieri a chiusura della campagna elettorale. Milanovic ha fatto di tutto, inclusi colpi bassi contro i rivali e salti mortali ideologici, per allargare la base di consensi, sia a destra che a sinistra. Accusa i conservatori di cedere a posizioni estremiste e nazionaliste e di aver intenzione di allineare la Croazia alle posizioni dell'Ungheria e della Polonia.
Ma e' stato lui stesso ad alimentare la retorica nazionalista e antiserba, sempre più presente negli ultimi mesi. A riprova di questo clima di tensione, l'aggressione da parte di una ventina di persone mascherate ieri pomeriggio a Zagabria di un gruppo di sei giovani pallanuotisti serbi, che partecipano nella capitale croata a un torneo giovanile. Sul versante opposto, l'eurodeputato Andrej Plenkovic, eletto due mesi fa alla guida dell'Unione democratica croata (Hdz, conservatori), si presenta come volto nuovo, moderato ed europeista, tutto l'opposto del leader precedente costretto a dimettersi a giugno, un giorno prima della caduta del governo. Plenkovic sostiene di aver riportato il partito su posizioni cristiano-democratiche moderate in stile austriaco o tedesco, promettendo riforme, meno tasse e un clima favorevole per le imprese e gli investimenti. Anche lui tuttavia, al pari di Milanovic, non si e' risparmiato negli attacchi a Belgrado sottolineando che la Serbia, se vuole entrare nella Ue, "ha bisogno di una catarsi" con il riconoscimento delle proprie responsabilità per le guerre degli anni Novanta nei Balcani. Con i due schieramenti dati testa a testa, a decidere chi sarà a governare, come è già accaduto dieci mesi fa, sarà probabilmente la nuova formazione centrista e populista Most (Ponte), guidata da Bozo Petrov, un ex sindaco di un piccolo Paese in Dalmazia, senza una solida esperienza in politica.
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