Andrea Leadsom lancia la sua sfida tutta al femminile a Theresa May per la guida del Partito Conservatore e del governo britannico. La sottosegretaria all'Energia ed ex al Tesoro, data in crescita nei pronostici, afferma sul Sunday Telegraph che il successore di David Cameron deve essere in linea con il voto referendario pro-Brexit: e che lei, reduce del fronte Leave, ha più credenziali della ministra dell'Interno, sostenitrice pur riluttante di Remain. Non solo: intervistata dalla Bbc, è stata la prima dei candidati Tory a sostenere che l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per il divorzio formale da Bruxelles "va attivato al più presto".
Le sue chance intanto vengono date in ascesa dall'Observer a scapito del ministro della Giustizia, Michael Gove, in difficoltà per il 'tradimento' a Boris Johnson.
In casa laburista intanto Jeremy Corbyn offre il ramoscello della pace ai deputati che nei giorni scorsi hanno cercato di farlo cadere con una mozione di sfiducia approvata a larga maggioranza dal gruppo parlamentare, ma ribadisce di non avere alcuna intenzione di dimettersi da leader per rispetto della base che lo ha eletto e lo sostiene. Se lo si vuole sostituire, insiste, è disponibile ad accettare la sfida, ma con un nuovo voto degli iscritti e dei simpatizzanti, come prevede lo statuto, di fronte ai quali egli si ripresenterà. "Sono pronto ad allargare le braccia ai deputati del Labour che non hanno mai accettato le mia elezione e si oppongono alla mia leadership - scrive Corbyn sul Sunday Mirror - al fine di lavorare insieme per garantire al Paese l'alternativa (ai Tory) di cui esso a bisogno. Ma loro devono rispettare la democrazia interna al nostro partito e il punto di vista della base del Labour". Altrimenti, si può tornare al voto. I contestatori, in maggioranza nella nomenklatura di partito, continuano a chiedergli invece di farsi da parte. .
Riproduzione riservata © Copyright ANSA