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Bakraoui e Salah, quei terroristi passati per l'Italia

Bakraoui e Salah, quei terroristi passati per l'Italia

Verifiche su contatti, reti documenti e logistiche. Bari crocevia

29 marzo 2016, 09:33

Redazione ANSA

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Salah Abdeslam (a destra) e Khalid El Bakraoui - RIPRODUZIONE RISERVATA

Salah Abdeslam (a destra) e Khalid El Bakraoui - RIPRODUZIONE RISERVATA
Salah Abdeslam (a destra) e Khalid El Bakraoui - RIPRODUZIONE RISERVATA

El Bakraoui e Salah, due dei membri della cellula che ha pianificato e realizzato gli attentati di Parigi e Bruxelles. E poi Ouali, l'algerino che avrebbe fornito i documenti falsi allo stesso Salah e ad altri due terroristi, e Mohammed Lahlaoui, un marocchino arrestato in Germania due giorni dopo le stragi di Bruxelles sul cui telefono la polizia ha trovato collegamenti con uno dei kamikaze di Zaventen. Diverse tracce dei terroristi che hanno colpito il cuore dell'Europa portano in Italia e, sebbene gli accertamenti finora svolti da intelligence e antiterrorismo non hanno consentito di individuare la presenza nel nostro paese di una filiera stabile o di soggetti che possano aver offerto appoggio ai terroristi, si stanno nuovamente verificando tutte le informazioni, incrociando i dati, ricostruendo i contatti e l'eventuale rete logistica. Partendo dai nomi emersi dalle indagini di Parigi e Bruxelles ma allargando le verifiche anche a tutta una serie di soggetti, alcune decine, da tempo sotto osservazione perché ritenuti a rischio.

Un lavoro lungo che passa attraverso una nuova analisi di chat, profili social e tabulati telefonici, dei contratti di affitto di auto e appartamenti, dei pagamenti effettuati con carte di credito e bancomat. Un lavoro che sconta un vizio all'origine, la scarsa circolazione delle informazioni d'intelligence a livello europeo, e che va di pari passo con la mancata approvazione del Pnr, il registro europeo dei passeggeri: due strumenti che consentirebbero un reale coordinamento tra i paesi e una prevenzione più efficace. Proprio la vicenda di El Brakraoui ne è un esempio lampante: il terrorista che si è fatto saltare nella metro di Maelbeek, ha ricostruito Sky Tg24, alle 8.25 del 23 luglio scorso è atterrato all'aeroporto di Treviso con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles. Il biglietto era stato acquistato con carta di credito da un altro uomo, Abderahman Benamor. Al momento del check-in El Bakraoui si è registrato con un documento d'identità belga. Il giorno dopo Khalid viene registrato su un volo Volotea in partenza dall'aeroporto di Venezia alle 6 con destinazione Atene e nelle 22 ore che resta in Italia pernotta presso l'hotel Courtyard by Marriott Venice Airport di Venezia. A quell'epoca El Bakraoui era ricercato dalle autorità belghe, che però non avevano inviato nessuna segnalazione all'Italia

El Bakraoui ha usato l'identità dell'ex calciatore dell'Inter Ibrahim Maaroufi per affittare un appartamento divenuto un covo del commando delle stragi di Parigi. Lo affermano fonti di Sky TG24 HD. Poco più di un mese dopo, il 3 settembre, come si legge in una nota della procura belga, El Bakraoui ha affittato per la durata di un anno un appartamento in Rue de Fort a Charleroi sotto un falso nome, quello di Ibrahim Maaroufi, nato a Bruxelles il 18 gennaio 1989. 

Una settimana dopo Khalid, è la volta di Abdeslam Salah: il 1 agosto è a Bari, in auto con un amico, per imbarcarsi per la Grecia. Nei quattro giorni successivi sparisce - gli investigatori ipotizzino possa essere arrivato anche in Siria - e si ripresenta a Bari con il traghetto proveniente dalla Grecia il 6 mattina. Nel suo viaggio di ritorno verso Bruxelles utilizza 3 volte la carta di credito, per fare rifornimento, e poi lascia l'Italia. Al di là di Salah, Bari è un crocevia importante, tanto che i pm hanno un'indagine aperta che mira ad accertare se il capoluogo pugliese sia diventato una base per il supporto logistico e la fornitura di documenti a foreign fighters di ritorno da Siria e Iraq. Un'ipotesi che ha portato nei giorni scorsi all'arresto del 38enne iracheno Ridha Shwan Jalal. E sarà un caso ma Jalal era già stato fermato mentre tentava di imbarcarsi per la Grecia proprio il giorno in cui Salah rientrava in Italia. L'iracheno è l'uomo che mesi prima, in un'agenzia a Matera, aveva chiesto un preventivo per 20 biglietti aerei dall'Iraq a Parigi. Gli iracheni sarebbero dovuti partire a gruppi di 5 dall'aeroporto di Sulayrmaniyah, nel Kurdistan, e arrivare a Parigi dopo uno scalo ad Istanbul.

La filiera dei documenti falsi è anche la pista che ha portato in carcere Djamal Eddine Ouali, l'algerino che secondo i belgi faceva parte di una rete che avrebbe fornito documenti a Salah, Laachroui (uno dei due kamikaze di Zaventen) e a Mohammed Belkaid, l'uomo rimasto ucciso nel blitz che ha portato alla cattura di Salah. L'uomo si dice innocente ma le indagini sono in corso soprattutto per accertare cosa abbia fatto nei tre mesi passati in Italia (è entrato ad inizio gennaio dal Brennero), chi abbia incontrato e con chi abbia avuto contatti. Una vecchia conoscenza italiana è invece il marocchino Mohammed Lahlaoui: l'uomo è stato arresto in Germania qualche giorno dopo l'attentato di Bruxelles e sul suo telefonino, ha scritto il settimanale Der Spiegel, gli investigatori hanno trovato contatti e sms proprio con Bakraoui. Il marocchino ha vissuto a Vestone, nel Bresciano, tra il 2007 e il 2014; ai domiciliari per reati contro il patrimonio e la persona, due anni fa fu espulso ma anziché tornare in Marocco è andato in Germania.

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