Oltre 100 prigionieri politici sono
stati rimessi in libertà tra ieri e oggi in Birmania, parte di
un indulto ordinato dalla leader di fatto del governo Aung San
Suu Kyi. Il gesto, altamente simbolico per il "nuovo corso"
della democrazia birmana, è stato però oscurato da un altro caso
che ha portato ieri alla condanna di due altri attivisti per la
pace, per i loro contatti con un gruppo ribelle di una minoranza
in guerra con il governo centrale. Secondo il quotidiano statale
"Global New Light of Myanmar", sono 113 i detenuti tornati in
libertà, tra cui una sessantina di studenti in attesa di
processo da un anno dopo l'arresto per la loro partecipazione a
manifestazioni contro una controversa riforma dell'istruzione.
La gioia delle famiglie per il rilascio è stata però oscurata
dal caso di Zaw Zaw Latt e Pwint Phyu Latt, due attivisti
musulmani condannati ieri da una corte di Mandalay a 2 anni ai
lavori forzati per i loro contatti con l'Esercito per
l'indipendenza Kachin, un gruppo di ribelli cristiani.
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