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Terremoto in Nepal, parla un elicotterista: 'In 50 ti assalgono per fuggire'

Terremoto in Nepal, parla un elicotterista: 'In 50 ti assalgono per fuggire'

Rosati a Langtang, con Corona recupereremo Oskar e Gigliola

ROMA, 29 aprile 2015, 15:56

Redazione ANSA

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L 'elicotterista Piergiorgio Rosati nel Tribhuvan International Airport a Kathmandu, Nepal - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'elicotterista Piergiorgio Rosati nel Tribhuvan International Airport a Kathmandu, Nepal - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'elicotterista Piergiorgio Rosati nel Tribhuvan International Airport a Kathmandu, Nepal - RIPRODUZIONE RISERVATA

"In Langtang è stata una giornata estremamente difficile. C'e' una zona del villaggio che è stata completamente distrutta e sul lato più a est c'è una casa semi in piedi. Ci sono un bel po' di persone e ci stanno aspettando con una difficoltà non indifferente. Tu atterri e ne puoi portare via 5-6 a colpo e questi vogliono saltar su in 50 perchè è quasi una guerra civile per cui bisognerebbe andare dentro armati. Se domani il tempo è migliore riusciremo a portarne via tantissimi". Piergiorgio Rosati, elicotterista d'alta quota che doveva andare in Nepal per vacanza ed invece sta partecipando ai soccorsi, è a Langtang. 


Al telefono con l'ANSA, racconta che "fuori dal paese ti rendi conto di quello che è il dramma perche trovi micro paesi completamente distrutti, vedi un po' di lamiere appoggiate a tantissime macerie e nessuna anima viva. Se questi paesini erano abitati vuol dire che sono tutti la' sotto. Quindi avranno veramente un grandissimo da fare a tirar fuori tutte queste persone". Langtang è stato "l'epicentro maggiore del sisma, dove sono morti Oskar e Gigliola - ricorda Rosati - Nei prossimi giorni cercheremo di recuperarli. Questi sono gli obiettivi principali.

Per me Oskar era un amico, non dico un fratello ma un amico vicinissimo con cui lavoravo spessissimo, esattamente come con Gianpaolo Corona con cui andrò a prenderlo, per cui c'e' una parte emozionale estremamente forte". Marco Pojer e Renzo Benedetti, "sono morti in Everest e i loro corpi dovrebbero essere già a Kathmandu mentre domattina, dovrei vedere Pino", cioè Giuseppe Antonini, di Ancona come Gigliola Mancinelli.

L'elicotterista trentino è impressionato della "situazione veramente apocalittica. La valanga che ha colpito Langtang mi ricorda tantissimo la Valtellina, con questo soffio di vento che ha abbattuto gli alberi di fronte, che era un misto di ghiaccio e terra. I ghiacciai sono diventati grigio scuro per via della tantissima polvere. Oggi - prosegue - eravamo in una piazzola di un paesino sperduto e sono venute giù due frane, passando molto vicine agli elicotteri per cui veramente la situazione è difficile. Il tempo non ha aiutato".

E' stata una giornata impegnativa per Rosati, a far la spola per portare gente da tutto il mondo, "undici americani, 5 svizzeri, nepalesi, bambini, ad un paesino all'imbocco della valle di Langtang dove arrivano elicotteri militari grossi per portarli via. Elicotteri che non vanno a fare operazioni di alta quota, o in zone ristrette perché sono macchine più impegnative, piu grosse. Loro fanno la spola tra i paesini e Kathmandu, noi invece - racconta - tra i paesini e il punto d'incontro e questa strategia si sta rivelando la migliore. Tutte le varie spedizioni, ma anche gli sherpa e i locali si sono riuniti in quei 2, 3 paesini che sono a fianco delle macerie. Turisti ce ne sono tantissimi, il Nepal è un paese enorme in cui i turisti vanno dappertutto".

Sui campi più alti dell'Everest, invece, "sono stati portati via tutti i feriti o coloro che avevano urgenza di scendere. Altri che sono rimasti hanno bisogno di essere evacuati perché hanno il terrore di rimanere lì". L'ice fall, spiega, "è una serie di crepacci che separa il campo base dai campi alti, 1 e 2 e gli altri, è collassato per cui il crepaccio è diventato talmente grande che chi è sul campo 1 e 2 non può più scendere. E' obbligatorio trasferirli in elicottero ma non c'è più urgenza se non del terrore, della paura di queste persone di scendere".

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