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Duemila morti e dispersi per frane, ma Afghanistan ferma ricerche

Duemila morti e dispersi per frane, ma Afghanistan ferma ricerche

Governo impotente dopo strage, "non abbiamo i mezzi"

KABUL, 04 maggio 2014, 11:59

Redazione ANSA

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Famiglie delle vittime sul luogo della tragedia © ANSA/EPA

Famiglie delle vittime sul luogo della tragedia © ANSA/EPA
Famiglie delle vittime sul luogo della tragedia © ANSA/EPA

(di Maurizio Salvi) Appena 24 ore dopo le due frane provocate da piogge battenti che hanno sepolto migliaia di persone in un villaggio della provincia settentrionale di Badakhshan, il governo afghano ha mostrato tutta la sua impotenza permettendo alle autorità locali di sospendere già le ricerche di eventuali superstiti e di trasformare la zona disastrata in un grande "cimitero collettivo".
    Dopo aver rivolto ripetuti accorati appelli alla comunità internazionale affinché aiutasse i soccorritori impegnati nel villaggio di Aab Barik del distretto di Argo, sostenendo che gli smottamenti del terreno avevano causato 2.100 morti, il governatore provinciale Shah Waliullah Adib ha sorpreso tutti annunciando oggi improvvisamente "la sospensione delle ricerche delle vittime" sepolte sotto decine di metri di fango, terra e sassi.
    "Non abbiamo molti mezzi e non abbiamo macchine per scavare", ha spiegato ai giornalisti presenti sul posto, aggiungendo che "finora sono stati recuperati solo 15 corpi. Per cui lo stop è l'unica soluzione possibile". A questo fine le autorità locali, d'intesa con i mullah del posto, hanno organizzato per il tardo pomeriggio una cerimonia religiosa per decretare il luogo del disastro come "cimitero collettivo". Per disposizione del presidente Hamid Karzai, invece, domani in tutto l'Afghanistan si osserverà una giornata di lutto nazionale.
    Nel frattempo, comunque, erano pervenute al governo afghano le condoglianze di gran parte della comunità internazionale per la tragedia e l'offerta di aiuti da parte di molti Paesi, fra cui gli Stati Uniti e l'India che ora, si è appreso, saranno diretti al sostegno delle migliaia di persone che sono rimaste senza un tetto.
    Peraltro la Direzione per la Gestione dei disastri naturali dell'Afghanistan sta riservando una grande attenzione all'instabilità della montagna che sovrasta la zona dell'incidente per l'ipotesi che un'altra frana, la terza, si stacchi dal versante meridionale. Per questo almeno 4.000 persone sono state trasferite in un luogo più sicuro.
    Per il momento l'unica cifra ufficiale di vittime è quella di 350 fornita dall'Onu, mentre i 2.100 morti indicati dal governatore Adib si basano su un calcolo degli abitanti delle 300 casupole sepolte, dei partecipanti ad un matrimonio che si svolgeva ieri nel villaggio e sui 600 soccorritori accorsi sul posto dopo la prima frana e travolti dalla seconda.
    Risparmiata dalle sofferenze della guerra civile che da decenni insanguina il Paese, la provincia di Badakhshan, confinante con Tagikistan, Pakistan e Cina, ed incassata fra le montagne dell'Hindu Kish e del Pamir, è stata spesso colpita in passato da catastrofi naturali. Ma mai delle dimensioni di quella abbattutasi ieri nel distretto di Argo, e di cui non conosceremo probabilmente mai il reale bilancio di vittime.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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