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Ecuador: crisi carceri, governo dispone indulti e rimpatri

Ecuador

Ecuador: crisi carceri, governo dispone indulti e rimpatri

Dopo la morte di 118 detenuti a Guayaquil

QUITO, 02 ottobre 2021, 17:31

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il governo ecuadoriano ha annunciato l'intenzione di concedere circa 2.000 indulti e rimpatriare i prigionieri stranieri nei rispettivi Paesi come come prime misure per cercare di ridurre il sovraffollamento nelle carceri del paese, dopo gli scontri di martedì nel carcere El Litoral di Guayaquil che hanno avuto un bilancio di 118 morti e decine di feriti.
    La notizia, riferisce la tv Ecuavisa, è stata resa nota ieri nel corso di una conferenza stampa tenuta dalla ministra dell'Interno, Alexandra Vela, e dal direttore del Servizio nazionale per l'assistenza globale ai reclusi (Snai), Bolívar Garzón.
    Quest'ultimo ha spiegato la portata di proposte che sono fra le sue competenze, fra cui "l'avvio immediato di provvedimenti di grazia per persone anziane, donne, disabili e malati terminali".
    Si tratta, ha detto, di "provvedimenti di grazia per circa 2.000 persone che non sono implicate in reati gravi" e che lo Snai raccomanderà al governo di rendere effettive.
    Da parte sua Vela ha ricordato che "la grazia in questi casi può essere concessa da due figure delle istituzioni ecuadoriane: il presidente della Repubblica e l'Assemblea nazionale (An)".
    La ministra ha quindi segnalato che è stato anche deciso di "gestire con rapidità il processo di rimpatrio degli stranieri" che scontano pene nelle carceri ecuadoriane. In questo ambito, ha precisato, è in corso l'esame di "82 casi".
    Riguardo al Centro di reclusione El Litoral, che nell'ultimo anno è stato l'epicentro di sanguinose risse tra bande legate al traffico di droga, Vela ha affermato che lo Snai sta mettendo a punto misure per "assumere il controllo totale della prigione".
    Fra queste, l'inasprimento delle misure di sicurezza e l'istallazione di scanner per esaminare a fondo il materiale che entra nella prigione, e impedire soprattutto l'arrivo di armi ai detenuti.
   

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