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Darfur: stupro di massa, anche bambine

Darfur: stupro di massa, anche bambine

Italians for Darfur conferma episodio, "responsabili i militari"

ROMA, 25 novembre 2014, 13:44

Redazione ANSA

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Bambini profughi in Darfur © ANSA/EPA

Bambini profughi in Darfur © ANSA/EPA
Bambini profughi in Darfur © ANSA/EPA

Almeno 210 donne, tra cui 79 tra i 14 e i 18 anni e 8 bambine tra i 10 e i 13 anni, sono state violentate nella notte tra il 31 ottobre e l'1 novembre a Tabit, villaggio Darfur, el-Fasher, la travagliata regione del Sudan. Lo conferma Italians for Darfur dopo voci senza riscontro che si erano diffuse nei giorni scorsi, aggiungendo che i responsabili sarebbero militari dell'esercito sudanese e milizie filogovernative come atto di rappresaglia dopo la scomparsa nell'area di un loro commilitone.

Interrogazione Pd contro stupro massa Sudan
"Fanno rabbia i 16 milioni congelati della legge sul femminicidio e indignano notizie come lo stupro di massa in Darfur contro 210 donne, tra cui bambine e adolescenti, che rimangono nell'oblio nonostante la loro gravità". La senatrice Nicoletta Favero (Pd), nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne ha presentato un'interrogazione in questo senso al ministro degli Esteri, di cui è prima firmataria. Hanno sottoscritto, tra gli altri, i suoi colleghi Puppato, Amati, Lo Giudice, Valentini, Maturani, Ferrara, Puglisi, Cantini, Ginetti. "Chiediamo al Governo - prosegue Favero - di attivarsi con la massima sollecitudine, anche in sede europea e presso le Nazioni Unite, affinché venga fatta massima chiarezza in tempi rapidi su questo episodio. Sarebbe necessario chiedere conto al Governo sudanese di tale episodio e della recrudescenza dell'azione militare che negli ultimi tempi si è registrata nel Darfur, nel Sud Kordofan e nello Stato del Nilo Blu". Sempre sullo stupro di massa in Sudan è intervenuta l'ong "Italians for Darfur" che ha lanciato un appello a non ignorare le vittime. Venerdì a Roma, davanti a Montecitorio, ci sarà un presidio dei rifugiati sudanesi in Italia e degli attivisti dell'ong italiana. L'hashtag #DontLookAway accenderà i riflettori sulla campagna contro gli stupri nel Darfur e gli attacchi delle milizie filo-governative a villaggi e campi profughi.

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