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Macron: 'La Nuova Caledonia non deve diventare un Far West'

Macron: 'La Nuova Caledonia non deve diventare un Far West'

Il presidente apre al dialogo, ma solo se cessa la violenza. L'aeroporto di Noumea chiuso fino a martedì

24 maggio 2024, 12:06

Redazione ANSA

ANSACheck

Macron al suo arrivo ieri a Noumea © ANSA/AFP

    La Nuova Caledonia non deve diventare "il Far West", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in un'intervista alla stampa locale trasmessa oggi in televisione.

    "Ho deciso di venire qui perché non dobbiamo mai lasciare che la violenza prenda il sopravvento", ha spiegato il capo dello Stato al canale pubblico Nouvelle-Calédonie La 1ère in una dichiarazione rilasciata durante la sua visita di ieri nella comunità francese d'oltremare del Pacifico.

    Macron ha giustificato le ingenti risorse impiegate, in particolare i 3.000 effettivi delle forze di sicurezza interne, con la necessità di un "ritorno alla calma" nel Paese. "La Repubblica deve ritrovare autorità su tutti i punti: c'è un ordine repubblicano, sono le forze di sicurezza a garantirlo", ha sottolineato Macron assicurando di voler riportare l'arcipelago sulla "via della pacificazione". 

L'aeroporto di Noumea resta chiuso fino a martedì

   Ma intanto l'aeroporto internazionale di Nouméa rimarrà chiuso ai voli commerciali fino alle 9 di martedì ora locale (le 23 di lunedì in Italia), rendono noto le autorità della Nuova Caledonia.

   Ciò porta a due settimane la chiusura dello scalo, decisa il giorno dopo lo scoppio dei violenti disordini nell'arcipelago francese nel Pacifico e da allora prorogata più volte.

   Da martedì la Nuova Zelanda e l'Australia hanno iniziato a noleggiare voli speciali per evacuare centinaia di turisti intrappolati dall'inizio della crisi che scuote la Nuova Caledonia, in un contesto di proteste contro la riforma elettorale. L'Australia continuerà oggi questi voli di evacuazione venerdì, ha detto ieri sera su X la ministra degli Esteri australiana Penny Wong.

Settima vittima negli scontri, un 48enne raggiunto da uno sparo della polizia

     Un uomo è stato ucciso in Nuova Caledonia dopo la conclusione, ieri, della visita del presidente Macron nell'arcipelago. Si tratta della settima vittima dall'inizio dei disordini, 10 giorni fa. La persona uccisa, ha annunciato il procuratore, è un uomo di 48 anni, raggiunto da un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia a Dumbéa.

    Sui fatti è stata aperta un'inchiesta, l'agente è stato posto in stato di fermo. Secondo la ricostruzione, una pattuglia di poliziotti è stata aggredita da una quindicina di persone e uno degli agenti avrebbe fatto uso della sua arma di servizio.

Macron apre a un 'dialogo globale'

      A Noumea Macron ha garantito che la riforma elettorale all'origine della rivolta in Nuova Caledonia non sarà imposta da Parigi
contro la volontà degli abitanti dell'arcipelago del Pacifico.  Il presidente ha però dettato una condizione irrinunciabile ad ogni apertura di dialogo: stop alle violenze, si smontino le barricate, si torni ad un clima di pace e di sicurezza. Questo al nono giorno di violenti disordini che hanno provocato 6 morti e centinaia di feriti.

   Prima di lasciare l'arcipelago, dove le ultime 3 notti sono trascorse relativamente più tranquille rispetto alle precedenti, Macron ha promesso che si farà un punto della situazione "entro un mese" sul futuro istituzionale dell'isola. L'apertura è a un dialogo "globale" e non soltanto sul capitolo della controversa legge elettorale approvata la settimana scorsa da deputati e senatori e destinata, in linea di principio, ad essere sottoposta all'approvazione delle camere riunite in "Congresso" a Versailles per la revisione costituzionale.

   Si tratta di ampliare la base elettorale dei votanti, fissata a chi - ai tempi dell'accordo di Nouméa nel 1998 - era già iscritto alle liste. Un tema delicato, perché con l'ampliamento della platea di elettori, la minoranza degli autoctoni, i kanaki (il 41% degli abitanti della ex colonia, poi regione d'Oltremare francese) teme di perdere ogni speranza di vincere un referendum sull'indipendenza.

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