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Columbia, la presidente Shafik stretta fra due fuochi

Columbia, la presidente Shafik stretta fra due fuochi

I repubblicani chiedono le sue dimissioni, i studenti un mea culpa, gli ebrei un chiarimento finale

NEW YORK, 26 aprile 2024, 18:31

Redazione ANSA

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Protesta nei campus per la guerra a Gaza © ANSA/AFP

    La presidente della Columbia University di New York,  Minouche Shafik, si trova in una situazione ogni volta più delicata, a causa del modo in cui la sua amministrazione sta affrontando la protesta studentesca sul conflitto nella Striscia di Gaza. L'università ha fatto marcia indietro rispetto alla scadenza fissata alla mezzanotte scorsa (le 04:00 GMT di venerdì in Italia) perché i manifestanti smantellino un accampamento filo-palestinese di protesta, mentre altri campus universitari negli Stati Uniti si battono per impedire che le occupazioni prendano piede.

   "I colloqui - ha detto Minouche Shafik, presidente dell'ufficio della Columbia University - hanno mostrato progressi e stanno continuando come previsto; noi abbiamo le nostre richieste, gli studenti hanno le loro". 

Annacquata la risoluzione contro Shafik

   E, temendo le ripercussioni di un voto di censura sulla presidente Minouche Shafik, il senato accademico della Columbia ha annacquato il testo della risoluzione esprimendo "dispiacere" con una serie di decisioni tra cui quella di chiamare la polizia per arrestare studenti pro-palestinesi sul campus.

   I membri dell'organizzazione che riunisce professori, studenti e personale dell'università, si sono resi conto che la censura di Shafik avrebbe portato quasi certamente alla sua rimozione dall'incarico assunto solo pochi mesi fa in un momento di grave crisi dell'istituzione.

   Il timore è anche che la censura possa essere vista come una concessione alle pressioni di parlamentari repubblicani come lo
Speaker della Camera Mike Johnson che hanno chiesto le dimissioni di Shafik per non esser stata in grado di contenere le proteste. 

Gli studenti vogliono un mea culpa

      E mentre il Senato accademico della Columbia valuta un voto su una risoluzione di disapprovazione dell'operato della presidente Shafik, i manifestanti che occupano il campus stanno negoziando una dichiarazione ufficiale di mea culpa in cui Shafik ammetta di aver sbagliato nel chiamare la polizia giovedì scorso per far sgomberare la tendopoli. Lo ha appreso la Cnn.

   L'azione delle forze dell'ordine, entrate alla Columbia in assetto anti-sommossa per la prima volta dalle proteste anti-Vietnam del '68, aveva portato all'arresto di un centinaio di studenti. 

L'ex allievo miliardario 'E' come in Germania negli anni '30'

   "L'odio verso gli ebrei nei campus" è un altro parallelo con la Germania degli anni '30 e '40". Lo ha detto il proprietario dei New England Patriots, Robert Kraft, che nei giorni scorsi ha minacciato di ritirare il suo contributo finanziario alla Columbia University a causa delle proteste filo-palestinesi.

   In un'intervista con la Cnbc, Kraft ha ripreso affermazioni del premier israeliano Benyamin Netanyahu che nei giorni scorsi ha paragonato le manifestazioni degli studenti a quanto accadeva nelle università tedesche sotto il nazismo. "Comincia come negli
anni '30 in Germania. Cinque anni fa vidi segni di odio svilupparsi qui in America. Non voglio che gli anni '40 si ripetano da noi, ma vedo segnali di questo", ha detto il miliardario che dopo il raduno neonazista del 2017 a Charlottesville creò una fondazione per combattere l'antisemitismo.

    Secondo Kraft, "è scioccante vedere giovani studenti ebrei della Columbia, a New York, che in questi giorni spaventati tornano a casa".

Yad Vashem esige a Shafik di prendere posizione

   "La Columbia sarà ricordata come Heidelberg? In larga misura, dipende da lei, signora". E' quanto ha scritto il presidente dello Yad Vashem, Dani Dayan, in una lettera inviata alla presidente della Columbia University, Minouche Shafik, chiedendole di prendere posizione in merito alle proteste pro-palestinesi in corso nell'ateneo americano.

   "Quando i docenti, il personale e gli studenti della Columbia chiedono l'eliminazione dello Stato di Israele e l'abolizione del sionismo, dovete prendere una posizione. Non una posizione politica, ma una posizione morale", ha aggiunto Dayan, secondo
quanto riporta Haaretz.

   "Quando diventa chiaro che l'abolizione dell'esistenza dello Stato ebraico è un'ideologia diffusa nella Columbia, il presidente dell'istituzione non può rimanere in silenzio. Il silenzio verrà inevitabilmente interpretato come tolleranza o, peggio ancora, come consenso", ha concluso il presidente del museo dell'Olocausto, che nella missiva usa il paragone con l'università tedesca di Heidelberg, simbolo della nazificazione e della persecuzione degli studenti e dei docenti ebrei alla fine degli anni '30. 

Blinken, 'Protesta legittima, ma preoccupa il silenzio su Hamas'

    Le proteste pro-Gaza sui campus americani sono "parte della democrazia": lo ha detto a Pechino il segretario di Stato Antony Blinken criticando però il "silenzio" da parte dei manifestanti della Columbia University e di altri atenei sui militanti palestinesi di Hamas che il 7 ottobre hanno attaccato Israele.

    "Le proteste sono un marchio della democrazia. I nostri cittadini fanno conoscere le loro opinioni, la loro rabbia, ogni volta che pensano che sia necessario. Questo riflette la forza del nostro Paese", ha detto il segretario di Stato nella capitale cinese, dove le proteste non sono certo all'ordine del giorno. 
   

Aveva detto che 'I sionisti devono morire', uno studente chiede scusa

   Uno dei leader della protesta studentesca alla Columbia University ha fatto oggi mea culpa per aver detto in un video su Instagram che "i sionisti non meritano di vivere".

    Khymani James, uno studente affiliato al gruppo Columbia University Apartheid Divest, ha ammesso su X di aver "sbagliato a parlare nel furore del momento e per questo mi scuso".

   Il video risale a gennaio ma è stato fatto circolare negli ultimi giorni generando ulteriori polemiche. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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