/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Birmania, Onu: '138 dimostranti uccisi'. Guterres: 'Sgomento per la violenza'

Birmania

Birmania, Onu: '138 dimostranti uccisi'. Guterres: 'Sgomento per la violenza'

Usa, comportamento esercito immorale e indifendibile. Cina preoccupata per sicurezza suo cittadini. Slitta l'udienza per Suu Kyi

ROMA, 15 marzo 2021, 07:36

Redazione ANSA

ANSACheck

Birmania, morti e feriti negli scontri © ANSA/AFP

Birmania, morti e feriti negli scontri © ANSA/AFP
Birmania, morti e feriti negli scontri © ANSA/AFP

Un massacro di innocenti, il più grave dall'inizio delle proteste contro il golpe: almeno 59 morti solo domenica, con media locali che riferiscono di oltre un centinaio, e altri cinque morti in altre due città del Paese. La Birmania è ormai in fiamme, con decine di migliaia di giovani che continuano a scendere nelle strade nonostante le forze di sicurezza sparino per uccidere da settimane, scioperi generali, la legge marziale nell'ex capitale e un nuovo stop al traffico internet per impedire al dissenso di organizzarsi.

Il bilancio di lunedì parla di almeno cinque ragazzi uccisi nelle città di Myingyan e Aunglan, il giorno dopo una domenica di guerra urbana a Yangon. Dopo che folle di manifestanti avevano attaccato 32 fabbriche legate alla Cina causando anche alcuni feriti, polizia e militari hanno cercato di disperdere la protesta sparando ad altezza d'uomo. Solo qui sono morte almeno 59 persone secondo fonti ospedaliere, e il regime ha dichiarato la legge marziale nei distretti dell'ex capitale teatro delle violenze di ieri.

Media locali parlano però di un numero di morti doppio rispetto a quanto emerso. In tutto, le vittime dal colpo di stato del primo febbraio sono ormai almeno 145 in 17 città, con migliaia di feriti e oltre duemila arrestati; e si teme un bilancio molto peggiore, dato che la copertura mediatica è molto minore al di fuori di Yangon e Mandalay. Con un nuovo blocco del traffico internet sui telefonini applicato oggi, il rischio è che nuove stragi siano ancora meno documentate sui social media dagli stessi manifestanti.

Il blocco alle connessioni è anche la ragione per cui la terza udienza del processo contro Suu Kyi, prevista  a porte chiuse ma in teleconferenza, è stata rinviata al 24 marzo. Lo ha riferito lo stesso avvocato della Signora, contro la quale sono stati emessi quattro capi di imputazione, dal possesso illegale di walkie-talkie all'accusa di aver intascato pagamenti illegali. Difficile capire se l'impossibilità di andare online è la vera ragione del rinvio o se il regime intende solo prendere tempo.

Impossibile anche aspettarsi un'applicazione imparziale della giustizia - Suu Kyi è detenuta in isolamento e senza accesso al suo legale - in un processo chiaramente politico contro la leader che ha trionfato nelle uniche due elezioni libere nel fragile decennio di transizione verso la democrazia, ora stroncato dal golpe. A un mese e mezzo dal golpe, è ormai difficile capire quale possa essere la via d'uscita per una giunta militare che ha enormemente sottostimato il rigetto popolare della sua presa di potere e che non riesce a fermare le manifestazioni neanche sparando sulla folla.

Le proteste sono il grido di disperazione di una generazione di giovani che stava crescendo assaporando per la prima volta le libertà democratiche, e che si ritrova ora in una brutale dittatura. Gli eventi di ieri mostrano anche come si sia diffusa la rabbia contro la Cina, che fin dall'inizio ha evitato di criticare i militari golpisti, proteggendoli anche all'Onu. La stessa Pechino ha esortato oggi alla calma, dicendosi "molto preoccupata", ma con un tono che sembra prediligere i suoi interessi economici invece che i morti della repressione armata, e che è stato schernito sui social media dai birmani.

Onu, da inizio golpe 138 dimostranti uccisi - "Almeno 138 manifestanti pacifici" sono stati uccisi dall'inizio del colpo di Stato in Birmania: lo denuncia l'Onu, citando i dati raccolti dalla Commissione per i diritti umani e precisando che fra le vittime vi sono donne e bambini. Negli ultimi giorni, la situazione si è ulteriormente aggravata, con altri 18 attivisti uccisi sabato e 38 domenica.

Guterres sgomento per l'escalation di violenza - Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "è sgomento per l'escalation della violenza in Birmania" per mano dei militari. In una nota del portavoce del Palazzo di Vetro, ha sottolineato che "l'uccisione dei manifestanti, gli arresti arbitrari e la denunciata tortura dei prigionieri violano i diritti umani fondamentali e si oppongono chiaramente alle richieste del Consiglio di sicurezza di moderazione, dialogo e ritorno al percorso democratico del paese".

Usa, violenze esercito immorali e indifendibili - La violenza dell'esercito birmano contro i manifestanti è "immorale e indifendibile": lo ha detto la portavoce del dipartimento di stato Usa Jalina Porter. "Le forze di sicurezza bimane hanno letteralmente attaccato il loro popolo, uccidendo decine di persone nel Paese", ha denunciato.

Cina, preoccupati per sicurezza nostri cittadini - Pechino è "molto preoccupata" per la sicurezza dei suoi cittadini in Birmania, dopo gli attacchi contro 32 fabbriche cinesi durante una sanguinosa repressione delle proteste a favore della democrazia. I media statali di Pechino hanno riferito che gli scontri sono avvenuti nel cuore commerciale di Yangon, causando danni per 37 milioni di dollari e lasciando due dipendenti feriti mentre il contrattacco delle forze di sicurezza ha provocato varie dozzine di morti. Molti attivisti del movimento pro-democrazia del Myanmar credono che la Cina si sia schierata con l'esercito da quando un colpo di Stato ha mandato in frantumi il primo febbraio il governo di Aung San Suu Kyi. La Cina, infatti, è un investitore chiave in Myanmar e ha scommesso molto sulla sua importanza strategica per la Belt and Road Initiative, l'ampio progetto infrastrutturale lungo la Nuova via della Seta.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza