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'Missili in arrivo', il film dei raid iraniani

'Missili in arrivo', il film dei raid iraniani

Il contrattacco alla stessa ora in cui è stato ucciso Soleimani

08 gennaio 2020, 18:33

Cristoforo Spinella

ANSACheck

L 'infografica - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'infografica - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'infografica - RIPRODUZIONE RISERVATA

La vendetta dell'Iran scatta all'1.20 locali del mattino, l'ora esatta in cui 5 giorni prima il generale Qassem Soleimani veniva ucciso da un raid Usa a Baghdad. Una pioggia di missili balistici a corto raggio parte verso le basi americane in Iraq per l'operazione 'martire Soleimani'. Negli stessi minuti, il governo amico di Baghdad viene avvisato: colpiremo solo obiettivi degli Stati Uniti, mettete in salvo le vostre truppe. Un messaggio che, almeno indirettamente, ha contribuito anche ad evitare vittime americane e così a frenare l'escalation proprio mentre l'attacco veniva lanciato.

* IL LANCIO DEI MISSILI - Al grido di "Allahu Akbar", la rappresaglia parte da una postazione di lancio dei Pasdaran. I missili terra-terra 'Ghiam' e 'Fateh', di produzione nazionale, squarciano il buio della notte e attraversano il confine con l'Iraq, volando per oltre 300 km verso gli obiettivi designati: la base di Ayn al-Assad nella provincia di Anbar, 160 km a ovest di Baghdad, presidio cruciale delle forze Usa dalla caduta di Saddam Hussein, e il compound della Coalizione internazionale a guida americana vicino alla capitale curdo-irachena Erbil. L'attacco parte al termine dei tre giorni di lutto nazionale per la morte di Soleimani.

* L'AVVERTIMENTO A BAGHDAD - Il governo di Baghdad riceve una nota verbale da Teheran che lo avvisa dei raid. Nessuna compromettente traccia scritta, ma il risultato è lo stesso. Il comando militare iracheno viene "immediatamente avvertito perché prenda le misure necessarie". Segue uno scambio di informazioni sull'attacco imminente - o appena iniziato - con le forze Usa, che possono così a loro volta mettersi al riparo.

* LE BASI COLPITE - I Pasdaran parlano di "decine" di colpi sparati. Secondo l'Iraq, sono 22 i missili piovuti sul suo territorio. Di questi, 17 hanno raggiunto l'area di Ayn al-Assad, due dei quali finendo senza esplodere a ovest della vicina città di Hit sull'Eufrate. Gli altri 5 sono stati diretti al quartier generale di Erbil. L'Iran parla di almeno "35 punti colpiti" e nessun missile intercettato, rivendicando la distruzione di infrastrutture cruciali, oltre a droni ed elicotteri.

* L'INCERTO BILANCIO DELL'ATTACCO - Alle 2.15 locali, secondo le autorità irachene, l'attacco si conclude. Tra propagande incrociate, parte il bilancio dell'operazione. Le Guardie della rivoluzione islamica annunciano di aver ucciso almeno 80 nemici e averne feriti più di 200. Donald Trump invece minimizza, twittando che "va tutto bene". Gli americani non confermano alcuna vittima. Lo stesso faranno qualche ora dopo le autorità di Baghdad e quelle regionali curde di Erbil. Il contrattacco dell'Iran si conclude senza un bilancio certo. In modi diversi, tutti possono dirsi soddisfatti.

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