I gruppi pro-democrazia di Hong Kong hanno lanciato per domani un'altra manifestazione dopo che il governo ha ignorato le loro richieste: la governatrice Carrie Lam, pur scusatasi due volte per le proteste di massa contro la controversa legge sulle estradizioni in Cina (poi sospesa), non è riuscita a calmare le opposizioni, tornate a chiedere le sue dimissioni e il ritiro della legge. Otto gruppi hanno lanciato per domani alle 7:00 (l'una in Italia) iniziative pacifiche come i "picnic" fuori dal parlamento, hanno riportato i media locali.
I gruppi, in prevalenza promossi da studenti, hanno optato per un ultimatum scaduto alle 17:00 (le 10:00 in Italia), chiedendo al governo di rimuovere in via definitiva la legge sulle estradizioni in Cina, accusata di erodere l'autonomia dell'ex colonia e di favorire l'ingerenza di Pechino, più l'adozione di altre misure, quali un'indagine sull'operato della polizia, lo stop alla classificazione delle proteste come "rivolta", il rilascio delle persone arrestate negli scontri di mercoledì e l'annullamento degli addebiti a loro carico. Alcuni hanno anche inserito le dimissioni della Lam.
In vista delle manifestazioni di domani, il governo, con un annuncio postato sul suo sito internet, ha fatto sapere che in considerazione di problemi "riguardanti la sicurezza gli uffici centrali saranno temporaneamente chiusi". In serata, poche decine di persone si sono pacificamente radunate fuori dai palazzi governativi. Il Civil Human Rights Front (Chrf), gruppo di attivisti alla base delle manifestazioni che hanno mobilitato il 9 e il 16 giugno, rispettivamente uno e quasi due milioni di persone, ha reso noto che avrebbe dato il suo sostegno a ogni iniziativa legale e pacifica degli studenti.
L'invito del Chrf è di allertarsi per la data dell'1 luglio, anniversario del passaggio di Hong Kong da Londra a Pechino. Le proteste mancano di una leadership e nessuno ha finora avanzato una richiesta di incontro con la Lam, facendosi portavoce delle ragioni collettive.
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