Migliaia di minatori in Cina hanno
protestato per il terzo giorno a causa del mancato pagamento
degli stipendi arretrati e per i timori dell'annunciata falcidia
di posti di lavoro nelle aziende di Stato: l'epicentro degli
scioperi è la città di Shuangyashan, nella provincia di nordest
di Heilongjiang al confine con la Siberia, mentre il bersaglio è
la Longmay Mining Holding, colosso dell'estrazione del carbone.
In alcuni video, girati dagli stessi manifestanti e postati
su Internet, si leggono striscioni come "vogliamo mangiare,
vogliamo i nostri salari", in una mossa di netto contrasto ai
piani di Pechino che punta al riordino graduale e ordinato di
settore segnati dalla forte sovrapproduzione, come carbone e
acciaio, con l'eliminazione in 273 anni di 1,8 milioni di posti
di lavoro usando un fondo da 100 miliardi di yuan (14 miliardi
di euro) come "protezione e riallocamento delle risorse.
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