Il governo iracheno e l'ambasciata Usa a Baghdad mettono in guardia i residenti lungo il fiume Tigri su un possibile cedimento della diga di Mosul. Il rischio di caduta è "serio e senza precedenti. Un'evacuazione rapida rappresenta lo strumento più efficace per salvare vite di centinaia di migliaia di iracheni" afferma l'ambasciata americana, stimando che un crollo della diga potrebbe provocare la morte di quasi 1,5 milioni di iracheni che vivono lungo il Tigri.
Per la tarda primavera (maggio-giugno) è programmato l'arrivo dei circa 500 militari italiani a Mosul per la protezione dei lavori di ristrutturazione della diga, il cui appalto è stato assegnato all'azienda Trevi di Cesena. Il contingente potrebbe essere costituito dai bersaglieri della brigata Garibaldi, con mezzi blindati e poi forze speciali, artificieri e assetti di copertura aerea. Compito dei militari sarà l'approntamento di una cornice di sicurezza adeguata per i tecnici che lavoreranno sul cantiere. Sopralluoghi e ricognizioni sul posto sono già stati fatti ed i piani di invio da parte dei vertici della Difesa sono in fase avanzata.
Sia l'ambasciata americana sia il governo iracheno affermano che non ci sono specifici segnali che facciano pensare ad un cedimento imminente della diga, ma l'esecutivo di Baghdad ha messo a punto un piano per fronteggiare l'emergenza nel caso il disastro dovesse avvenire. L'ambasciata Usa, in particolare, citata dalla stampa locale, afferma che una rapida evacuazione delle popolazioni lungo il fiume Tigri sarebbe il primo intervento da adottare, se il cedimento dovesse effettivamente avvenire. Il governo di Baghdad sottolinea che un crollo della diga "è molto improbabile, specialmente con le precauzioni prese dalle autorità". In attesa dell'intervento della società italiana Trevi per il rafforzamento dell'impianto, sono continue le iniezioni di cemento per rinsaldare le fondamenta.
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