Il disastro dello Space Shuttle Challenger avvenne la mattina del 28 gennaio 1986 alle ore 11:38 (ora locale - le 1738 in italia).
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Il lancio fu trasmesso in diretta TV, anche se molti telespettatori lo seguirono in differita nella giornata. Il Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo.
A bordo, sette astronauti americani: Dick Scobee, Michael J. Smith, Judith Resnik, Ellison Onizuka, Ronald McNair e Christa Mcauliffe, un' insegnante di 37 anni scelta tra migliaia di candidate per diventare la prima privata cittadina ad andare nello spazio. Genitori e figli assistettero in diretta alla tragedia.
Migliaia di spettatori a Cape Canaveral e milioni di persone che ne seguivano la partenza alla televisione videro un' improvvisa esplosione - apparentemente in uno dei due grandi razzi laterali a combustibile solido - e una enorme palla di fuoco avvolse il traghetto americano i cui frammenti continuarono a lungo a cadere nell' oceano atlantico al largo della costa delle Florida.
Al momento dello scoppio il ''Challenger'' si era ormai alzato di quasi 15 chilometri allontanandosi laterlamente di un'altra decina dalla base di lancio.
In passato - e a parte i problemi tecnici occorsi all' ''Apollo 13'' durante una delle missioni lunari conclusasi peraltro felicemente - gli americani avevano avuto un solo grave incidente collegato ai loro programmi spaziali, ma svoltosi a terra, durante un volo simulato per un incendio improvvisamente sviluppato nel modulo lunare di una capsula ''apollo'', il 27 gennaio del 1967 morirono gli astronauti Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffee.
I voli nello spazio con equipaggio non ripresero prima di due anni, con il lancio dello Space Shuttle Discovery il 29 settembre 1988 e la sua missione di "Ritorno al volo" STS-26.
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