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'L'Assange dell'Azerbaigian' fuggito da Baku

'L'Assange dell'Azerbaigian' fuggito da Baku

Huseynov si è rifugiato in Svizzera, tre mesi per chiedere asilo

16 giugno 2015, 16:48

Redazione ANSA

ANSACheck

 L'attivista Emin Huseynov, 35 anni, conosciuto con il soprannome di 'Assange dell'Azerbaigian', è riuscito a lasciare il suo Paese, dove rischiava di essere arrestato per le sue battaglie in difesa della libertà di stampa, e raggiungere la Svizzera grazie alla collaborazione del ministero degli Esteri elvetico. Secondo il portavoce del ministero degli esteri elvetico, Jean-Marc Crevoisier, non ci sarebbe comunque un caso diplomatico tra Berna e Baku perché la partenza dell'attivista è stata resa possibile dai "numerosi colloqui" tra il ministro Didier Burkhalter e il presidente azero Ilham Aliyev. Lo scorso agosto Huseynov aveva chiesto asilo all'ambasciata svizzera a Baku, proprio come ha fatto Assange con la sede diplomatica dell'Ecuador a Londra. Dopo quasi un anno, nella notte tra venerdì e sabato, è riuscito a salire sul Falcon della Swiss Air Force e trovare riparo in Svizzera grazie all'intercessione di Burkhalter, che si trovava a Baku per presenziare alla cerimonia di apertura dei Giochi europei.
    Adesso ha tre mesi di tempo per fare una richiesta di asilo alla Svizzera. A seguire la vicenda di Huseynov è stata la fondazione 'Courage', la stessa che nel 2013 si occupò anche del caso di Edward Snowden. La direttrice Sarah Morrison, che allora volò a Hong Kong per assistere la 'talpa' del Datagate, ha commentato oggi sul sito: "Emin è rimasto bloccato all'ambasciata svizzera per quasi anno, a causa della stretta sulla libertà di pensiero e di parola. Denunciare queste restrizioni è la sua missione di vita. Ora è il momento che ottenga l'asilo dalla Svizzera così potrà continuare il suo lavoro". Anche Assange ha commentato la 'liberazione' di Huseynov. "Il governo dell'Azerbaigian ha fatto tutto il possibile per mettere a tacere Emin, inclusa un'aggressione che nel 2008 lo ha costretto in ospedale, come ha di recente ricordato anche la Corte Europea per i diritti umani", ha scritto il fondatore di Wikileaks sottolineando che tuttavia "viviamo in un'epoca in cui esilio e repressione non possono più far tacere una voce forte".
   

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