(di Alessandra Baldini).
Se non davanti alla Corte Penale Internazionale, come chiesto la scorsa settimana dall'Assemblea Generale dell'Onu, Kim Jong Il e' finito comunque, e per la prima volta, alla sbarra delle Nazioni unite per crimini contro l'umanita'.
"I vasti e sistematici abusi in Corea del Nord rappresentano una politica ordinata ai livelli più' alti del governo", ha detto l'assistente segretario generale per i diritti umani Ivan Simonovic nel corso della prima riunione dedicata dal Consiglio di Sicurezza, contro il parere di Russia e Cina, alla situazione dei diritti umani a nord del 38/o parallelo.
Il dossier nucleare nordcoreano è da anni all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ma la situazione dei diritti umani in Nord Corea non era mai stata affrontata finora. Sulla scia del braccio di ferro con Washington sugli hacker della Sony, Pyongyang ha boicottato la riunione.
Il punto di partenza e' stato il rapporto presentato la scorsa primavera da un panel investigativo del Consiglio per i Diritti Umani. L'ambasciatrice americana Samantha Power ne ha letto in aula alcuni particolari raccapriccianti: da 80 a 120 mila persone sono prigioniere in lager dove stupri e assassini sono all'ordine del giorno e dove la fame e' tale che un topo o l'erba del prato sembrano cibi "speciali". E ancora, donne costrette a mangiare sterco di mucca, un bambino bollito da un agente di custodia e dato in pasto ai cani.
Il giudice australiano Michael Kirby, che aveva guidato la commissione di inchiesta Onu, aveva all'epoca chiesto "coraggio" alla comunità internazionale di fronte a "un oscuro abisso" nel quale "i diritti umani, la dignità e l'umanità della gente sono controllati, negati e infine annientati".
La scorsa settimana, in risposta al dossier che aveva paragonato gli abusi dei diritti umani in Corea del Nord al genocidio nazista o dei khmer rossi, l'Assemblea Generale aveva approvato a larga maggioranza (116 si, 20 no e 53 astensioni) il deferimento di Pyongyang alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità. Una delibera non vincolante, ma dal forte peso morale.
Oggi, prima dell'inizio del dibattito in Consiglio di Sicurezza, la Cina aveva cercato di fermare l'agenda con un voto procedurale, il primo in otto anni nella storia del massimo organo di governo politico dell'Onu. Pechino e' stata battuta da undici si, con due astensioni (Ciad e Nigeria) e due no (anche la Russia).
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