/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Ucraina:i separatisti invocano l'annessione alla Russia

Ucraina:i separatisti invocano l'annessione alla Russia

Mosca esita. Kiev e Occidente, è una farsa. Mediazione tedesca

DONETSK (UCRAINA DELL'EST), 13 maggio 2014, 14:17

Redazione ANSA

ANSACheck

(dell'inviato Claudio Salvalaggio)

All'indomani di un controverso referendum plebiscitario per l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk (89,7%) e di Lugansk (95,98%), le due regioni russofone dell'Ucraina orientale sembrano prendere strade diverse, senza peraltro tripudi di piazza. La prima, sull'esempio della Crimea, chiede l'annessione alla Russia "per ristabilire la giustizia storica", escludendo però un'altra consultazione; la seconda invece si rivolge a Kiev suggerendo una riforma costituzionale per un Paese federale, come vorrebbe Mosca. Mentre Usa e Europa ribadiscono che non riconosceranno un referendum "illegittimo", il Cremlino concede una cauta apertura, affermando di rispettare "l'espressione della volontà popolare" e sottolineando "l'alta affluenza nonostante i tentativi di far fallire il voto", ma caldeggiando anche il dialogo diretto "tra i rappresentanti di Kiev, di Donetsk e di Lugansk", con la mediazione dell'Osce e lo stop dell'operazione militare. Posizione ribadita dal ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che non vede l'utilità di nuovi colloqui a quattro (Usa, Russia, Ue, Ucraina) perché "non si risolverà nulla senza la partecipazione degli oppositori al regime di Kiev al dialogo diretto sull'uscita dalla crisi". E' stato il presidente di turno dell'Osce, Didier Burkhalter, a sottolineare l'importante sfumatura della posizione della Russia, che "ha espresso rispetto ma non il riconoscimento del referendum". In effetti il Cremlino esita, con un atteggiamento ben diverso da quello risoluto visto in Crimea, nella consapevolezza che si tratta di situazioni ben diverse e che i rischi di una annessione sono forse troppo alti. Con il risultato del referendum, in fondo, Mosca ha già ottenuto un'ulteriore leva nel suo braccio di ferro con Kiev e l'Occidente. Oltre a quella energetica, rispolverata oggi dal premier Medvedev, che ha ordinato di passare al pagamento anticipato delle forniture di gas, minacciando la chiusura dei rubinetti dal 3 giugno: in fondo, ha ricordato, ora Kiev ha i soldi per pagare il suo debito dopo l'arrivo della prima tranche di oltre 3 miliardi di dollari del prestito del Fmi. L'Occidente oggi ha fatto fronte comune contro il referendum indipendentista, allineandosi al presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov, secondo cui si tratta di una "farsa di propaganda" senza effetti giuridici, con una partecipazione tra il 24% e il 32%. Per contestarne la legittimità sono scesi in campo la Casa Bianca, il Consiglio dei ministri degli Esteri europei - che ha esteso la lista delle sanzioni a 13 russi o filorussi - il presidente dell'Ue Herman Van Rompuy, che da Kiev ha minacciato ulteriori sanzioni contro la Russia in mancanza di una de-escalation, la cancelliera tedesca Angela Merkel, che vuole comunque "una soluzione pacifica e diplomatica". La Germania resta in prima fila nel dialogo con Mosca. Domani il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier andrà sia a Kiev che nell'est ucraino per tentare di sostenere gli sforzi dell'Osce per un dialogo nazionale. E sempre tedesco è il neo mediatore dell'Osce, Wolfgang Ischinger, ex ambasciatore in Usa e Gran Bretagna che ha partecipato ai negoziati di Dayton sulla Bosnia e sull'allargamento della Nato nell'Europa orientale, nonché presidente della Conferenza di Monaco sulla sicurezza. Mentre gli sforzi diplomatici sono una corsa contro il tempo (il 25 maggio ci sono le presidenziali che le due regioni separatiste vogliono boicottare), Kiev prosegue la sua offensiva militare nell'est, in particolare a Sloviansk, roccaforte della protesta separatista, ma nonostante le numerose e forti detonazioni oggi non si registrano vittime. Intanto Igor Strelkov, il comandante delle forze di autodifesa filorusse del sud-est sospettato a Kiev di essere un ufficiale o ex ufficiale dei servizi segreti russi, è stato nominato ministro della Difesa e comandante della 'nuova repubblica di Donetsk', e ha annunciato l'introduzione di un regime anti terrorismo contro quelle che ormai sono diventate "forze di occupazione". Da Kiev arrivano due smentite, che equivalgono a due buone notizie: Valeri Androshchuk, il comandante della polizia di Mariupol, non è morto impiccato, come riferito ieri dai separatisti filorussi, ma è stato liberato; mentre il deputato radicale Oleg Liashko, candidato presidenziale, ha negato di essere stato sequestrato dai ribelli. Si è infine concluso dopo poche ore il sequestro di Pavel Kanighin, un giornalista di Novaia Gazeta, dove lavorava Anna Politkovskaia.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza