La sveglia suona prima dell’alba, quando fuori è ancora tutto buio, e comincia con l’ufficio delle letture. Poi la Messa tutti i giorni: “la celebro anche quando sono solo”. E poi ancora preghiera.
Ma c’è anche il terreno intorno da tenere pulito, la spesa da fare, e le piccole manutenzioni a quella chiesetta. E con un po’ di disappunto mostra le pareti scrostate e l’umidità che sale e rischia di rovinare gli affreschi. “Invece di mettere manifesti e nuovi quadri di San Nicodemo potrebbero dare un aiuto e fare in modo che la chiesa non finisca in rovina”, dice riferendosi alle attività di una associazione locale un po’ ‘invadente’ che prende iniziative senza consultarlo.
E poi vorrebbe un po’ più di serietà nel considerare quel san Nicodemo, monaco basiliano del X secolo vissuto in Calabria, senza accontentarsi delle leggende, come quella dell’amicizia con il cinghiale. Un po’ come san Francesco con il lupo. “Ma è una leggenda, non c’è scritto da nessuna parte che sia accaduto davvero”, dice padre Monteleone che dedica parte della sua giornata anche allo studio e alla ricostruzione delle fonti su quel periodo della Chiesa. Ma è difficile parlare di polemica di fronte ad una flebile lamentazione di quest’uomo che fa della mitezza la cifra principale della sua persona.
Nella stanza un letto, un tavolo, una stufa, una piccola cucina per prepararsi da mangiare. E poi i libri di preghiera che accompagnano la giornata.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA