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Gli italiani che le suonarono ai Beatles

Gli italiani che le suonarono ai Beatles

18 giugno 2015, 19:53

Redazione ANSA

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Tra i tanti che possono dire di avere assistito ai concerti dei Beatles in Italia esistono anche pochi fortunati musicisti che si possono vantare di avere suonato prima di loro in una delle esbizioni della tournée italiana. Ma solo una band può dire di avere suonato per i Beatles. "A quei tempi suonavamo nella band di Augusto Righetti – ricorda Bruno Tibaldi, bassista – in un locale molto alla moda a Milano, il Charlie Max. Il 24 giugno ci fu chiesto di suonare al Vigorelli prima che i Beatles salissero sul palco e questo ovviamente ci emozionò moltissimo. Suonammo sia in apertura del concerto pomeridiano, sia la sera. Ma mentre il pomeriggio dopo aver suonato ci fermammo per sentire il loro concerto, alla sera fummo costretti ad andarcene subito perché dovevamo andare al Charlie Max a fare la nostra solita serata".

Una serata che così solita non sarà, ma Bruno e i suoi compagni ancora non lo sapevano. "Per noi era tutto finito lì – continua Marcello Olmari, in arte Gil Ventura, sassofonista – con quella grande emozione. Poi si tornava alla realtà di tutti i giorni, o meglio di tutte le notti, che era il Charlie Max". La serata procede dunque come sempre con Bruno, Gil e le Ombre di Augusto Righetti a suonare i pezzi beat dell’epoca per far ballare la gioventù milanese in pista al Charlie Max. Fino a quando… "Sento – continua Tibaldi - Augusto Righetti che suona il giro di apertura di And I love her, mi volto e vedo entrare nel locale i Beatles. Potete immaginare cosa volesse dire suonare una canzone dei Beatles avendo Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr tra il pubblico".

Una giornata che già era nata per essere indimenticabile diventa a questo punto una pagina di storia, soprattutto per la band italiana che continua a suonare mentre i Beatles mangiano e si rilassano dopo il concerto al Vigorelli. Ci sarà tempo anche per foto e autografi che ora Bruno e Gil conservano tra i più cari ricordi. Bruno in particolare mostra con orgoglio l’autografo dei quattro sulla cinghia del suo basso. "Un basso Hofner, esattamente come quello di Paul McCartney, ma comprato anni prima in tempi non sospetti, quando i Beatles non erano ancora diventati popolari. E pensare che i miei compagni mi costrinsero a comprarne un altro, uno Fender Precision, perché quello non piaceva, non era alla moda. E invece Paul McCartney aveva scelto lo stesso basso. Solo che poi lui è diventato quel che è diventato…". Ma non c’è rimpianto nelle parole e negli occhi di Bruno Tibaldi né in quelli di Marcello Olmari. Le loro vite sono state belle e piene di soddisfazioni anche senza aver raggiunto il successo dei quattro di Liverpool. In più ora hanno questa piccola perla da raccontare ad amici e nipoti. Loro nella notte dei Beatles in Italia c’erano, e sono stati protagonisti.

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