"Due giorni fa abbiamo trasmesso la
proposta di vincolo per palazzo Nardini: nelle more dell'iter
che questa richiesta deve fare, il bene è inalienabile". Il
Soprintendente di Roma Francesco Prosperetti, parlando ai
giornalisti proprio di fronte allo storico immobile di via del
Governo Vecchio, strada che deve il suo nome alla prima
destinazione del palazzo, ha spiegato che "il vincolo è
intrinseco al bene e cioè noi non facciamo altro che dichiarare
una caratteristica di bene pubblico del bene in questione in
quanto fu, tra l'altro, sede del Governatorato pontificio". E in
merito alle notizie circolate nei mesi scorsi circa una vendita
da parte della Regione Lazio dello storico palazzo che fu anche
sede della Pretura e di Roma e poi sede della Casa delle Donne,
Prosperetti precisa che "a noi non è arrivata nessuna
comunicazione di atto rogato di compra-vendita", comunicazione
che deve necessariamente avvenire.
Una volta che il vincolo sarà definitivo, e cioè dopo circa 120
giorni dalla richiesta, e al netto di eventuali ricorsi che la
presunta compra-vendita potrebbe far piovere sulla vicenda, il
Soprintendente Prosperetti pensa già alla destinazione del
Palazzo che negli Anni Trenta del '900 diventò la sede della
sezione penale della Pretura di Roma, poi trasferita a piazzale
Clodio. "In passato si è discusso dell'ipotesi di realizzare in
questa struttura (ora inagibile ndr.) la sede della biblioteca
dell'Istituto di archeologia e storia dell'Arte. In questo senso
sono stati spesi già 9 milioni in investimenti e c'è già un
progetto", ha spiegato Prosperetti. In ogni caso, si dovrà
ancora aspettare prima di capire quale sarà il destino di un
palazzo che al momento si erge in pieno centro storico, con le
finestre senza vetri, l'antico portone in legno chiuso con una
catena e gli interni pericolanti. Eppure si tratta di un palazzo
che ne ha passate tante e che ha visto passare tra le proprie
stanze affrescate il potere e il suo esatto contrario, visto che
negli Anni Settanta e fino al 1984 è stato occupato dal
Movimento per la liberazione della Donna di cui oggi sono ancora
visibili i graffiti che diede vita alla Casa delle Donne poi
diventata Internazionale, e sotto sfratto nel complesso del Buon
Pastore a Trastevere-
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